domenica 22 marzo 2009

Perchè anche i laici devono dirsi cristiani?

Nell'auditorium della Fondazione Bonino Pulejo il senatore Marcello Pera ha presentato il suo ultimo libro "Perché dobbiamo dirci cristiani. Il liberalismo, l'Europa, l'etica". Molti si ricordano di Marcello Pera come Presidente del Senato, altri lo ricordano come amico di Papa Benedetto XVI e sono in pochi a ricordare che è anche un docente di filosofia. Dalla filosofia della scienza adesso però è passato direttamente ad un altro campo, cambiamento sicuramente spinto dal suo impegno politico ma anche dalla necessità di salvare il suo Liberalismo ormai in crisi e pericolosamente minacciato dal relativismo. Marcello Pera è infatti un laico ed un liberale che prova con lo strumento del filosofo (la ragione) ad indagare i motivi della crisi dell'occidente, della crisi del liberalismo. Si accorge che tutto deriva da una perdita di identità, dall'avanzare del pensiero relativista che svuota la cultura europea e che porta l'uomo occidentale non solo a battersi il petto per le colpe commesse ma anche a rinnegare se stesso annullando la propria identità. Ma qual'è quest'identità? Da dove viene? A questo punto il filosofo indaga e nota che il principio del liberalismo sta nel riconoscimento dei diritti inviolabili dell'uomo, che non sono quelli del "cittadino" ma dell'uomo in quanto tale e che quindi precedono qualsiasi istituzione statale e qualsiasi costituzione. La stessa costituzione italiana al suo secondo articolo riconosce tali diritti inviolabili e quindi riconosce che tali diritti esistevano già prima di essa stessa e che di conseguenza ne prende atto e si adegua. Ma qui viene il punto cruciale: questi diritti inviolabili dell'uomo da dove vengono? Se li è inventati il liberalismo o li ha solo scoperti? La risposta di questa domanda stà nel cristianesimo, solo nella religione cristiana infatti nasce il concetto di persona e di tutela della sua dignità e tutto quello che ne consegue. Insomma secondo Pera solo e soltanto dal cristianesimo sarebbe potuto nascere il liberalismo e se quest'ultimo vuole continuare a sopravvivere non deve rinnegare le sue origini, non deve essere anticristiano, deve anzi difendere quei diritti inviolabili che lo fondano. Molti di voi ricorderanno il saggio di Benedetto Croce "Perchè non possiamo non dirci cristiani" e già dal titolo salta fuori la differenza con il pensiero di Pera: dobbiamo non possiamo. Croce era un immanentista e considerava il cristianesimo solo una cultura e non una religione, restava quindi ingabbiato nei suoi stessi schemi filosofici, Pera va oltre sottolineando il dovere di sentirsi cristiani, un dovere rivolto non solo ai cristiani,che già sono tali e si sentono tali, ma ai laici, ai liberali che altrimenti perderebbero completamente la loro identità.
http://vocecontrovento.splinder.com/post/20048126/Perch%C3%A8+anche+i+laici+devono+d
Oltre a questo post trovate anche il discorso fatto da Marcello Pera in Senato il 10 febbraio sul caso Eluana Englaro. Che sintetizza il suo pensiero di laico, i diritti inviolabili devono restare tali e nella difesa di quei diritti inviolabili la Chiesa non è mai stata di ostacolo.

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