sabato 31 dicembre 2011

BUON ANNO 2012 - CONCERTO PER AVSI

venerdì 6 gennaio 2012 ore 18,00
CHIESA SANTA MARIA ALEMANNA MESSINA
CONCERTO PER UN NUOVO ANNO
L’evento ripercorre un ampio repertorio di brani natalizi tratti dalla tradizione americana, irlandese e latino-americana, valorizzati con ritmi e dinamiche pop jazz. L’ensamble, di spiccata sensibilità musicale nel genere, prevede la partecipazione di:
Rebecca Feminò – voce e flauto solista
Gianluca Rando – chitarra
Carmelo Saterno – batteria e percussioni
Pietro Longo – basso
Il ricavato verrà devoluto alla Fondazione AVSI, organismo non governativo, attualmente impegnata in oltre 100 progetti in 38 paesi di Africa, America Latina e Caraibi, Medio Oriente, Est Europa e Asia, operando nei seguenti settori: socio-educativo, sviluppo urbano, sanità, lavoro, agricoltura, sicurezza alimentare e acqua, energia e ambiente, emergenza umanitaria, migrazioni.
http://www.avsi.org/
Sponsor ufficiale:extravergine saponi naturali del Dott.Trigili

mercoledì 21 dicembre 2011

BUON NATALE 2011

La ragione dell'uomo porta insita l'esigenza di "ciò che vale e permane sempre". Tale esigenza costituisce un invito permanente, inscritto indelebilmente nel cuore umano, a mettersi in cammino per trovare Colui che non cercheremmo se non ci fosse già venuto incontro.
In Lui trova compimento ogni travaglio ed anelito del cuore umano. La gioia dell'amore, la risposta al dramma della sofferenza e del dolore, la forza del perdono davanti all'offesa ricevuta e la vittoria della vita dinanzi al vuoto della morte, tutto trova compimento nel mistero della sua Incarnazione.
Benedetto XVI
Porta fidei. Lettera apostolica per l'Anno della fede

Cristo non è «qualcosa» di giustapposto, ma è «qualcosa "dentro"»: dentro la tua gioia, dentro la tua stanchezza, dentro la tua connivenza o la tua convivenza, dentro la tua repulsione o dentro la tua simpatia.
La coscienza del Mistero presente rende la nostra vita un flusso continuo di novità.
Con il riconoscimento di questa drammatica presenza, con questa presenza in cui abita corporalmente la divinità, «inizia» qualcosa di nuovo: oggi, alle undici, all'una, alle sei, alle dieci; domani, alle tre, alle quattro.
In qualsiasi momento inizia qualcosa di nuovo.
Luigi Giussani

domenica 11 dicembre 2011

Presentazione del Libro “La prima politica è vivere”


Sarà presentato sabato 17 dicembre 2011 alle ore 11,00
all'Auditorium del PalaCultura di Messina, in Viale Boccetta 343,
il libro di Maurizio Lupi: "La prima politica è vivere" (Mondadori) ,
 introduce l'incontro l'on. Vincenzo Garofalo,
conduce Lino Morgante, caporedattore de 'La Gazzetta del Sud'

Nel libro Maurizio Lupi ripercorre il suo personale cammino, con i temi e le questioni fondamentali della politica e della società italiana, l’incontro con don Giussani e Comunione e liberazione. Le esperienze manageriali in Lombardia, i primi passi in politica come assessore comunale nella giunta Albertini. La battaglia per l’affermazione del principio di sussidiarietà, che porterà alla nascita di un intergruppo parlamentare bipartisan. La nomina a vicepresidente della Camera. Una riflessione personale sul rapporto tra fede e politica, che svela perché il cristianesimo ha a che fare con ogni aspetto della vita e perché la politica non può essere ridotta solo a un problema di coerenza, ma va misurata anzitutto nella sua capacità di lavorare per il bene comune e offrire risposte efficaci ai bisogni dei cittadini. Unica condizione è la voglia di essere protagonisti della propria esistenza, ognuno con il suo ruolo e con le responsabilità di chi è chiamato a rispondere: perché se sei attento a te stesso, sei attento all’altro; non aspetti più che il problema sia risolto dall’università, dallo Stato, dal comune, ma diventi tu stesso motore del cambiamento. La prima politica insomma è vivere.

sabato 3 dicembre 2011

ALLA RADICE DELLO SVILUPPO: IL FATTORE UMANO

Come tutti gli anni, dal periodo natalizio, le Tende della Fondazione AVSI tornano ad animare i cuori delle città. Una campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi per sostenere alcuni progetti di cooperazione internazionale, realizzata grazie allo straordinario coinvolgimento degli AVSI Point, un network di sostenitori volontari che, con creatività e passione, organizzano eventi e incontri in tutta Italia.
Ogni anno viene presentato un tema specifico, con un titolo che vuole far riflettere sulla condizione dell’essere umano e che detta la scelta di progetti che hanno particolare necessità di essere sostenuti.
Campagna Tende 2011-2012
Titolo campagna Tende di AVSI 2011-2012: “Alla radice dello sviluppo: il fattore umano”
I quattro progetti da sostenere:
1. KENYA, Anche nella carestia del Corno d’Africa l’emergenza è l’educazione.
Scuole per i bambini e formazione per i maestri a Dadaab, nel campo profughi più grande del mondo.
2. HAITI , Ricostruire l’umano: un centro educativo per ragazzi.
Un luogo accogliente e sicuro per bambini e ragazzi a Port-au-Prince e i loro insegnanti e genitori.
3. Rep dem. CONGO, Tutti a scuola con il Sostegno a Distanza
Scolarizzazione, cure mediche, attività ricreative per bambini e ragazzi del Kivu e sostegno alle famiglie.
4. EGITTO, Sostegno alle scuole del Patriarcato Latino e formazione agli insegnanti
Educazione per bambini e formazione insegnanti per favorire l’integrazione sociale in contesti difficili.
COME SOSTENERE LE TENDE (indicando la causale “TENDE”):
- IBAN IT 61 C0558401626000000019000 – conto bancario intestato ad AVSI
Banca Popolare di Milano – Agenzia 026 – Piazza Duca D’Aosta, 8/2 – Milano
- Conto corrente postale n° 522474, intestato a FONDAZIONE AVSI
- Online dal sito http://www.avsi.org/

giovedì 1 dicembre 2011

LAICI, CIOÈ CRISTIANI

BRANI DAL DISCORSO ALLA PLENARIA DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER I LAICI
BENEDETTO XVI, Città del Vaticano, 25 novembre 2011

Mi sembra particolarmente importante aver voluto affrontare quest’anno, nell’Assemblea Plenaria, il tema di Dio: «La questione di Dio oggi». Non dovremmo mai stancarci di riproporre tale domanda, di “ricominciare da Dio”, per ridare all’uomo la totalità delle sue dimensioni, la sua piena dignità. Infatti, una mentalità che è andata diffondendosi nel nostro tempo, rinunciando a ogni riferimento al trascendente, si è dimostrata incapace di comprendere e preservare l’umano. La diffusione di questa mentalità ha generato la crisi che viviamo oggi, che è crisi di significato e di valori, prima che crisi economica e sociale. L’uomo che cerca di esistere soltanto positivisticamente, nel calcolabile e nel misurabile, alla fine rimane soffocato. In questo quadro, la questione di Dio è, in un certo senso, «la questione delle questioni». Essa ci riporta alle domande di fondo dell’uomo, alle aspirazioni di verità, di felicità e di libertà insite nel suo cuore, che cercano una realizzazione. L’uomo che risveglia in sé la domanda su Dio si apre alla speranza, ad una speranza affidabile, per cui vale la pena di affrontare la fatica del cammino nel presente (cfr. Spe salvi, 1).

Ma come risvegliare la domanda di Dio, perché sia la questione fondamentale? Cari amici, se è vero che «all’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona» (Deus caritas est, 1), la domanda su Dio è risvegliata dall’incontro con chi ha il dono della fede, con chi ha un rapporto vitale con il Signore. Dio viene conosciuto attraverso uomini e donne che lo conoscono: la strada verso di Lui passa, in modo concreto, attraverso chi l’ha incontrato. Qui il vostro ruolo di fedeli laici è particolarmente importante. […] Siete chiamati a offrire una testimonianza trasparente della rilevanza della questione di Dio in ogni campo del pensare e dell’agire. Nella famiglia, nel lavoro, come nella politica e nell’economia, l’uomo contemporaneo ha bisogno di vedere con i propri occhi e di toccare con mano come con Dio o senza Dio tutto cambia.

Ma la sfida di una mentalità chiusa al trascendente obbliga anche gli stessi cristiani a tornare in modo più deciso alla centralità di Dio. A volte ci si è adoperati perché la presenza dei cristiani nel sociale, nella politica o nell’economia risultasse più incisiva, e forse non ci si è altrettanto preoccupati della solidità della loro fede, quasi fosse un dato acquisito una volta per tutte. In realtà i cristiani non abitano un pianeta lontano, immune dalle «malattie» del mondo, ma condividono i turbamenti, il disorientamento e le difficoltà del loro tempo. Perciò non meno urgente è riproporre la questione di Dio anche nello stesso tessuto ecclesiale. Quante volte, nonostante il definirsi cristiani, Dio di fatto non è il punto di riferimento centrale nel modo di pensare e di agire, nelle scelte fondamentali della vita. La prima risposta alla grande sfida del nostro tempo sta allora nella profonda conversione del nostro cuore, perché il Battesimo che ci ha resi luce del mondo e sale della terra possa veramente trasformarci.

a cura di Comunione e Liberazione
DICEMBRE 2011

domenica 27 novembre 2011

Comunicato dati finali colletta Messina 2011

15ª GIORNATA NAZIONALE DELLA COLLETTA ALIMENTARE
Sabato 26 novembre 2011
Ieri si è svolta a Messina, come in tutta Italia, la Giornata Nazionale della Colletta Alimentare, organizzata dalla Fondazione Banco Alimentare, con l’alto patrocinio della Presidenza della Repubblica e del Segretariato Sociale della Rai.
Nei 91 supermercati della provincia di cui 38 in città, si sono alternati oltre 1700 volontari appartenenti a movimenti, associazioni, parrocchie, realtà caritative di vario genere e anche semplici cittadini che hanno deciso di coinvolgersi in questo semplice gesto di carità.
In un territorio martoriato dalla devastante alluvione dei giorni scorsi che ha reso inagibile, fra l’altro, ben cinque supermercati, sono stati donati, nella nostra provincia, Kg 68.074 di alimenti con una lieve flessione rispetto all’anno scorso di appena 1.939 kg, mentre nella nostra città sono stati 32.084 i kg di alimenti raccolti.
Il Banco Alimentare della Sicilia Onlus, nei prossimi giorni distribuirà alle 101 strutture caritative convenzionate, che assistono complessivamente circa 20.000 persone, il cibo raccolto, riservandone una cospicua parte, in accordo con la Fondazione Banco Alimentare, la protezione civile ed i sindaci dei comuni colpiti, alle strutture caritative convenzionate che operano nelle zone alluvionate.
Vogliamo ringraziare tutti coloro che hanno collaborato per la buona riuscita dell’iniziativa: le catene dei supermercati che hanno ospitato la Colletta Alimentare, i volontari e le imprese commerciali che hanno messo a disposizione uomini e mezzi.
Un ringraziamento particolare va al Comando della Polizia Municipale di Messina e a Poste Italiane, che hanno offerto un rilevante supporto logistico.
Un grazie infine a tutti coloro che, facendo la spesa sabato scorso, ne hanno donato una consistente parte ai più bisognosi.
Fiduciosi della Vs. preziosa collaborazione anche per future iniziative del Banco Alimentare, porgiamo ancora i nostri più sentiti ringraziamenti.
Messina, 27 novembre 2011
Sebastiano Catalano
responsabile provinciale GNCA
catalano_sebastiano@libero.it

sabato 26 novembre 2011

INVIA UN SMS AL 45590 PER LA PROVINCIA DI MESSINA ALLUVIONATA

La sottoscrizione promossa dal Tg La 7 e dal Corriere della Sera per raccogliere fondi in favore delle popolazioni della provincia di Messina colpite dalle recenti alluvioni. Al momento sono quasi 900 gli sfollati, di cui la metà solo a Saponara, il paese più colpito. Si potrà donare 1 euro inviando un sms al 45590 dalle ore 19 di oggi, 25 novembre 2011, fino al prossimo 28 dicembre, oppure 2 euro chiamando lo stesso numero da rete fissa.

COLLETTA ALIMENTARE

La ragione profonda della carità
di Giorgio Vittadini
Sabato 26 novembre in migliaia di supermercati 120mila volontari in campo per la raccolta annuale. Che senso ha, nel pieno della crisi, donare parte della propria spesa a sconosciuti?
L'intervento di Giorgio Vittadini (da "Avvenire" e "ilsussidiario.net")
http://www.ilsussidiario.net/News/Editoriale/2011/11/25/La-ragione-profonda-della-carita/224325/

martedì 22 novembre 2011

Comunicato Colletta Alimentare Messina

15ª GIORNATA NAZIONALE DELLA COLLETTA ALIMENTARE
Sabato 26 novembre 2011
DONIAMO
Olio – Alimenti per l’infanzia – Scatolame (tonno, carne, legumi, pelati e sughi)
PER AIUTARE
oltre 8.000 strutture caritative che accolgono
1.400.000 poveri in Italia

Sabato 26 novembre si svolgerà in tutta Italia, con l’alto Patrocinio del Presidente della Repubblica, La Giornata Nazionale della Colletta Alimentare, organizzata dalla Fondazione Banco Alimentare.

Anche presso i supermercati di Messina e provincia, i volontari della Fondazione Banco Alimentare Onlus inviteranno ciascuno a donare alimenti a lunga conservazione da distribuire in seguito alle 101 strutture caritative locali (mense per i poveri, comunità per minori, banchi di solidarietà, centri d’accoglienza, parrocchie, ecc.) che quotidianamente aiutano gli indigenti della città.
Giunta ormai alla 15ª edizione, la Giornata Nazionale della Colletta Alimentare (GNCA) dal 1997 è diventata un importante momento che coinvolge e sensibilizza la società civile al problema della povertà attraverso l'invito a un gesto concreto di gratuità e di condivisione: fare la spesa per chi ha bisogno. E’ importante, dunque, che Messina dia ancora una volta il proprio contributo (nel 2010 a Messina e provincia sono stati raccolti 70.000 kg di alimenti); sabato 26 novembre infatti nel nostro territorio saranno 95 i supermercati coinvolti (39 in città), dove si alterneranno oltre 1.700 volontari appartenenti ad associazioni, parrocchie, realtà caritative.

Le ragioni di questo gesto? Sintetizzate in poche righe: «Il momento storico che stiamo vivendo rimane molto delicato e drammatico. I Poveri sono in costante crescita e sono sempre più prossimi a ciascuno di noi. Non manca solo il cibo, manca il lavoro, la casa e soprattutto sembrano venir meno le ragioni per sperare e per questo si è sempre più soli; una solitudine spesso avvertita da chiunque, poveri o ricchi.
Cristo, presente ora, colma quella solitudine, risponde a tutte le esigenze del nostro cuore.
Per questa esperienza, proponiamo a ognuno la Colletta Alimentare, perché facendo la spesa per chi è nel bisogno, si ridesti tutta la nostra persona, cominciando a vivere all’altezza dei desideri del nostro cuore».

L’appuntamento è allora per sabato 26 Novembre quando numerosi ci recheremo nei supermercati a fare la spesa per chi è più povero, diventando protagonisti dello “spettacolo della Carità” che è la Colletta Alimentare, sicuri che il “mondo” attende questo spettacolo di bellezza soprattutto in questo periodo difficile.

Con il vostro aiuto desideriamo fare sempre meglio
Associazione Banco Alimentare della Sicilia Onlus

Protagonisti nella crisi. Riscopriamo la tradizione.

domenica 20 novembre 2011

Per capire meglio i gesti che proponiamo

Per vivere i 2 gesti di carità della Colletta Alimentare (26 novembre) e della Campagna Tende di Avsi, vi invitiamo a tenere presenti l’avviso dato da don Carrón alla SdC del 9/11/2011 e alcuni passaggi del discorso di Papa Benedetto XVI ai partecipanti all’incontro promosso dal Pontificio Consiglio “Cor Unum” (11/11/2011).

Carrón: «Sono molte le persone che incontriamo e che rispondono spontaneamente alla Colletta, e anche altre che si coinvolgono per un impeto di generosità e di gratuità. È diventata una caritativa nazionale, quasi il gesto di caritativa del popolo italiano, ma tanti hanno questo impeto e non ne sanno la ragione. Allora, stando insieme durante la Colletta o durante i gesti della Campagna Tende, possiamo testimoniare l’origine, la ragione profonda di questi gesti che ci educano alla carità molto più di mille discorsi, perché le persone possano avere una ragione che renda questo impeto di generosità stabile, perché lo possano capire. Tra l’altro, la situazione di crisi che la realtà ci pone davanti rende ancora più evidente la ragionevolezza di questi gesti, anzitutto per una nostra educazione: dovendo chiedere a chi incontriamo di aiutare altri nel bisogno, possiamo essere più consapevoli di tutto quanto abbiamo ricevuto e riceviamo; e poi possiamo scoprire come questi gesti possono educare un popolo ad allargare l’orizzonte alle necessità di tutti.
Attraverso questi gesti possiamo introdurre anche al fatto che il bisogno che abbiamo è di qualcosa di più grande, e se noi partecipiamo alla Colletta e alle Tende, non è per riempire il vuoto con un gesto generoso che poi ci lascia più scettici di prima, ma è per un pieno su cui siamo poggiati e per la gratitudine di aver trovato la risposta a questo bisogno.
Lasciar perdere questi due momenti educativi per le nostre comunità sarebbe davvero un peccato!»

Papa Benedetto XVI: « […] Per i cristiani, il volontariato non è soltanto espressione di buona volontà. È basato sull’esperienza personale di Cristo. Fu il primo a servire l’umanità, diede liberamente la sua vita per il bene di tutti. Quel dono non si basava sui nostri meriti. Da ciò impariamo che Dio dona se stesso a noi. Inoltre: Deus caritas est — Dio è amore, per citare una frase della Prima Lettera di Giovanni (4, 8) che ho scelto come titolo della mia prima Lettera Enciclica. L’esperienza dell’amore generoso di Dio ci sfida e ci libera per adottare lo stesso atteggiamento verso i nostri fratelli e le nostre sorelle: «Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Mt 10, 8). […]
[…] La grazia di Cristo ci aiuta a scoprire in noi stessi un anelito umano alla solidarietà e una fondamentale vocazione all’amore. La sua grazia perfeziona, rafforza ed eleva quella vocazione e ci consente di servire gli altri senza ricompensa, soddisfazione o alcun compenso. Qui vediamo qualcosa della grandezza della vocazione umana a servire gli altri con le stesse libertà e generosità che caratterizzano Dio stesso. Diveniamo anche strumenti visibili del suo amore in un mondo che ancora anela profondamente a quell’amore in mezzo alla povertà, alla solitudine, all’emarginazione e all’ignoranza che vediamo intorno a noi. […]
[…] È questa la natura della testimonianza che voi, in tutta umiltà e convinzione, offrite alla società civile. Sebbene sia dovere dell’autorità pubblica riconoscere e apprezzare questo contributo senza distorcerlo, il vostro ruolo di cristiani consiste nel prendere attivamente parte alla vita della società, cercando di renderla sempre più umana, sempre più caratterizzata da libertà, giustizia e solidarietà autentiche. […]»

domenica 13 novembre 2011

PRESENTAZIONE GIORNATA NAZIONALE DELLA COLLETTA ALIMENTARE 2011

15° COLLETTA ALIMENTARE 2011

LE "DIECI RIGHE"

Il momento storico che stiamo vivendo rimane molto delicato e drammatico. I poveri sono in costante crescita e sono sempre più prossimi a ciascuno di noi.
Non manca solo il cibo, manca il lavoro, la casa e soprattutto sembrano venir meno le ragioni per sperare e per questo si è sempre più soli; una solitudine spesso avvertita da chiunque, poveri o ricchi.
Cristo, presente ora, colma quella solitudine, risponde a tutte le esigenze del nostro cuore.
Per questa esperienza, proponiamo a ognuno la Colletta Alimentare, perché facendo la spesa per chi è nel bisogno, si ridesti tutta la nostra persona, cominciando a vivere all’altezza dei desideri del nostro cuore.

SABATO 26 NOVEMBRE 2011

FAI LA SPESA CON NOI PER CHI E' PIU' POVERO

domenica 6 novembre 2011

1^ Festa di S. Martino


Sabato 12 Novembre alle ore 20,30, presso l’Istituto Cristo Re (sordomuti) si terrà la 1^ Festa di S. Martino SAPORI DI AUTUNNO. La serata sarà animata dalla band EnCanto.
Il ricavato della festa sarà donato alla Fondazione AVSI.
AVSI Messina

Il video dell'incontro "La crisi sfida per un cambiamento"

http://www.clonline.org/articoli/ita/incontro041111/mi041111.htm

domenica 23 ottobre 2011

LA CRISI SFIDA PER UN CAMBIAMENTO

«Una comunità cristiana autentica vive in costante rapporto con il resto degli uomini, di cui condivide totalmente i bisogni, ed insieme coi quali sente i problemi. Per la profonda esperienza fraterna che in essa si sviluppa, la comunità cristiana non può non tendere ad avere una sua idea ed un suo metodo d’affronto dei problemi comuni, sia pratici che teorici, da offrire come sua specifica collaborazione a tutto il resto della società in cui è situata» (don Giussani).
Nella prospettiva delineata da don Giussani si colloca questo contributo di Comunione e Liberazione, che offriamo a tutti per un dialogo che favorisca una ripresa del nostro Paese.
La crisi è un dato
Che lo si voglia o no, la crisi esiste. E sta cambiando le condizioni di vita di milioni di persone, in molti Paesi, di sicuro in Italia: aumentano i poveri, sempre più aziende chiudono, si rischia di essere tagliati fuori dallo sviluppo mondiale, declassati a Paese di serie B.
La crisi sta provocando reazioni diverse, spesso determinate dal prevalere di due tendenze contrapposte:
• subirla, pensando di esorcizzarla e di superarla addossando le colpe su qualcuno (che sicuramente esiste e ha più responsabilità di altri). Ma così facendo, non si produce alcun cambiamento, se non quello di aumentare il lamento che può finire nella disperazione.
• ignorarla, dopo averla provocata, continuando a comportarsi come se nulla fosse e soprattutto senza mettersi minimamente in discussione.
La realtà è positiva perché mette in moto la persona
È irrazionale pensare che basti essere contro qualcuno per sconfiggere la crisi, peggio ancora è negarne l’esistenza. È il contrario di quella tradizione ebraico-cristiana per la quale la realtà è percepita come ultimamente positiva, anche quando mostra un volto negativo e contraddittorio.
La realtà, infatti, ci rimette continuamente in moto, provocandoci a prendere posizione di fronte a ciò che accade.
Questa consapevolezza ha costruito la storia millenaria dell’Occidente. E a dispetto di ogni dualismo o manicheismo − per cui il male è sempre da una parte e il bene sempre dall’altra −, ha permesso di costruire il futuro proprio accettando le sfide della realtà, rispondendo ad esse con intelligenza, creatività e capacità di sacrificio.
Come ha detto Benedetto XVI, «un progresso addizionabile è possibile solo in campo materiale. Nell’ambito invece della consapevolezza etica e della decisione morale non c’è una simile possibilità di addizione per il semplice motivo che la libertà dell’uomo è sempre nuova e deve sempre nuovamente prendere le sue decisioni. Non sono mai semplicemente già prese per noi da altri – in tal caso, infatti, non saremmo più liberi. La libertà presuppone che nelle decisioni fondamentali ogni uomo, ogni generazione sia un nuovo inizio» (Spe salvi, 24).
È questa la ragione per cui ancora il Papa, pur riconoscendo il disagio e il disorientamento che spingono ciascuno a muoversi in maniera solitaria e a compiere scelte di vita sempre più fragili, non ha potuto evitare di lanciare un appello: «Cari giovani, non abbiate paura di affrontare queste sfide!
Non perdete mai la speranza» (Ancona, 11 settembre 2011).
È un invito a guardare la crisi come opportunità: essa, infatti, costringe a rendersi conto del valore di cose a cui non si pensa finché non vengono meno: per esempio, la famiglia, l’educazione, il lavoro.
Del resto, di crisi l’Italia ne ha attraversate tante anche negli ultimi 150 anni, senza reagire con una difesa aprioristica del passato e nemmeno con chiusure preconcette, ma mettendo in gioco una capacità di un cambiamento che ha posto le premesse per un continuo inizio − tanto nuovo quanto imprevedibile − della convivenza sociale.
Allora la domanda da porsi riguarda il contenuto del cambiamento, che è frutto di una libertà in azione.
In primo luogo, occorre essere leali e ammettere che le ideologie non pagano più, che lo statalismo fa sprofondare nei debiti e che la finanza non salva l’uomo e aumenta solo la folla degli indignados, segno di una esigenza tanto positiva (che, cioè, i desideri e i bisogni concreti delle persone non siano continuamente estromessi dal dibattito pubblico) quanto scomposta.
In secondo luogo, bisogna riconoscere che nella situazione attuale sono reperibili le tracce di un cambiamento positivo.
Alcuni esempi
Ci sono persone che non si lasciano trascinare dal flusso delle cose, ma remano controcorrente anche a costo di sacrifici, e per questo sono riconoscibili. Proprio nel mezzo di una crisi tra le più gravi della nostra storia, esistono fatti virtuosi, segno di persone che si sono rimesse in azione senza aspettare che altri − sempre altri − risolvano i problemi. Non potendo cambiare tutto subito, hanno cominciato a cambiare loro. C’è gente che affronta la realtà senza preclusioni, e prova a darsi da fare senza rinnegare e dimenticare nulla.
•Molte famiglie, che potrebbero sfaldarsi sotto l’urto delle difficoltà economiche, scoprono il valore del fare sacrifici, magari per garantire a tutti i costi l’educazione dei figli, fino al punto di accettare un regime di vita più sobrio; inoltre non smettono di tessere reti di solidarietà e, se possibile, di risparmio.
• Nel campo della formazione professionale, segnato dal perdurare del clientelismo, nascono realtà che tornano a insegnare ai giovani un mestiere, mettendo di nuovo in contatto il mondo dell’impresa e quello della scuola.
• Si incontrano sempre più spesso insegnanti che, in un mondo scolastico statalizzato e burocratizzato, immaginano metodi di insegnamento nuovi, individualmente o coinvolgendo i colleghi, anche pagando di tasca propria quell’aggiornamento professionale che nessuno assicura loro d’ufficio.
• A dispetto delle enormi difficoltà a reperire fondi, continuano a nascere opere di solidarietà e di cooperazione; talune di quelle “storiche”, poi, si rinnovano invece di morire. E dilatano l’esperienza della condivisione gratuita del bisogno di milioni di persone, quel mare di carità che ha segnato la storia dell’Italia.
• Ci sono imprese che, pur tra mille ostacoli che potrebbero indurre a chiudere, hanno accettato la sfida del cambiamento e stanno creando occupazione aumentando il fatturato, anche se non riescono da sole a sostenere la crescita dell’Italia.
• Soprattutto in un panorama giovanile spesso sconfortante, ci sono molti giovani che non si accontentano di un futuro mediocre: per esempio, le università sono considerate un settore secondario della vita sociale, eppure molti studenti − a differenza del recente passato − non si accontentano più del pezzo di carta alla fine degli studi, ma imparano presto una lingua straniera, sono disponibili a trascorrere periodi all’estero, a fare stage, a studiare in modo adeguato; e trovano posti lusinghieri in aziende o atenei esteri.
I fattori di un possibile cambiamento
Che cosa accomuna tutti questi tentativi positivi?
La convinzione che la realtà, anche quando appare negativa e difficile − come vediamo oggi −, rimette in gioco la voglia di conoscere, di costruire, di impegnarsi, sebbene sia stata oscurata e mortificata da anni di omologazione del potere.
Allora la strada per attraversare − e per non subire da rassegnati − la crisi è vivere la realtà come una provocazione che ridesta il desiderio e la domanda che, per quanto riguarda l’Italia, significa anche ingegno, conoscenza, creatività, forza di aggregazione.
Questi tentativi mostrano la risposta all’unica domanda che nessuno sembra affrontare: da che cosa può rinascere la crescita, da che cosa si può ricreare la ricchezza dell’Italia?
Da quell’imprevedibile istante in cui un uomo genera novità, prodotti, servizi, valore aggiunto, bellezza per sé e per gli altri, senza che nessun antecedente storico, sociale e politico possa ultimamente spiegare l’incremento di valore e di ricchezza che si genera.
Soprattutto nei momenti di crisi questo desiderio in azione è il più potente fattore che fa rinascere la certezza, come ha detto il presidente Napolitano al Meeting di Rimini: «Portate, nel tempo dell’incertezza, il vostro anelito di certezza», fino a riconoscere che chi accetta questa sfida è «una risorsa umana per il nostro Paese».
Dentro un popolo rinasce la speranza
Ma solo se sono collocati dentro un popolo il desiderio ridestato e i tentativi che nascono dalla persona hanno possibilità di durare. E il popolo è un mettersi insieme della gente non nella provvisorietà di un tornaconto, ma sostanzialmente. Non contro un nemico, ma per un bene desiderato e perseguito. Per questo la distruzione di un popolo − con tutta la sua ricchezza espressiva e associativa − è l’anticamera dell’uccisione del desiderio: infatti se i giovani non sono di fronte a una esperienza umana diversa, come possono percepire che il mondo può cambiare? E come può nascere in loro la speranza del futuro?
Il compito della politica
Le scelte politiche devono essere in funzione di chi si muove in questa direzione e non più a vantaggio di chi agisce per schieramenti di potere e promette di cambiare tutto perché nulla cambi.
È l’esempio che ci viene dal discorso del Papa al Parlamento tedesco, che ha indicato che cosa deve essere importante per un politico: «Un cuore docile», che sappia «rendere giustizia al popolo» e «distinguere il bene dal male». E con questo ha messo nelle mani di tutti il criterio per giudicare l’operato di chi fa politica.
Questo spiega perché persone con ideologie diverse si possono incontrare persino in politica (come accade nell’Intergruppo parlamentare per la sussidiarietà, che raduna parlamentari di tutti gli schieramenti e che ha prodotto leggi come quella sul 5 per mille a vantaggio delle realtà non profit), rinverdendo quella tradizione per cui le contrapposizioni pur dure non hanno impedito di collaborare alla costruzione del bene comune, specialmente nei momenti più drammatici della nostra storia.
Questi elementi possono orientare le scelte politiche in modo opportuno, come strumenti per un cambiamento che viene inevitabilmente dal basso. La prima politica, infatti, è sostenere chi costruisce un bene per tutti e cercare insieme risposte pratiche alle difficoltà e alle speranze di un popolo.
Così si può rilanciare lo sviluppo del Paese, scommettendo sugli «io» in azione − persone e comunità −, e riconoscendo il ruolo decisivo dell’educazione, dalla quale dipende il futuro di un popolo. E l’educazione non riguarda solo i giovani, ma tutti.
Ecco alcuni strumenti che possono favorire una ripresa:
• difendere la vita in ogni suo momento e in tutti i suoi aspetti;
• investire in un sistema dell’istruzione e formazione professionale fatto di scuole statali, libere e paritarie, e di università competitive fra loro nella didattica e nella ricerca, valorizzando il merito degli studenti e dei professori fin dal reclutamento e negli avanzamenti di carriera;
• offrire le necessarie opportunità ai giovani capaci e meritevoli, affinché l’Italia non diventi un Paese per vecchi;
• aiutare selettivamente le imprese che investono, creano occupazione ed esportano, eliminando lacci, laccioli e aiuti clientelari che non producono alcuno sviluppo;
• allearsi − nella direzione di un welfare sussidiario − con le famiglie, i portatori di risparmio, di aiuto ai più deboli, di educazione; e ancora, collaborare con le miriadi di realtà sociali che lavorano per il bene di tutto il popolo, secondo il principio di sussidiarietà;
• difendere un ambiente degradato e distrutto dalle speculazioni di ogni genere;
• favorire un federalismo fiscale che rinnovi la pubblica amministrazione, facendo pagare i costi e gli sprechi a chi li provoca ed eliminando le sacche di clientelismo e di spreco.
È a livello di queste preoccupazioni che si colloca il contributo dei cattolici alla vita sociale, come afferma il cardinale Angelo Scola: «La vita del nostro popolo documenta anche l’esistenza di fatti e opere buone che dicono questa sovranità sul male dell’umana libertà quando si lascia cambiare dalla grazia di Cristo. Sono segni ragionevoli che la speranza, alimentata dalla fede e dalla carità, praticata nelle nostre comunità, è veramente affidabile» (Milano, 16 ottobre 2011). Lo ha sottolineato il cardinale Angelo Bagnasco: «I cristiani da sempre sono presenza viva nella storia, consapevoli che la fede in Cristo è un bene anche per la Città» (Todi, 17 ottobre 2011).
a cura di Comunione e Liberazione OTTOBRE 2011

domenica 9 ottobre 2011

"L’esperienza della famiglia: una bellezza da riconquistare”

Alla Fiera di Verona il 5 ottobre alle 21:00 si è tenuto un incontro con Julián Carrón, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione sul tema “L’esperienza della famiglia: una bellezza da riconquistare”. Il titolo è lo stesso del Family Happening, una manifestazione che si è svolta nella città veneta e che è servita come sorta di tappa di avvicinamento all’Incontro mondiale delle famiglie che si terrà a maggio a Milano che vedrà anche la partecipazione di Benedetto XVI.
Quella di Carrón non è stata un’analisi sociologica della famiglia, quanto piuttosto una testimonianza dettata da una preoccupazione antropologica. Nel 2006 ebbe modo di partecipare all’incontro delle famiglie con il Santo Padre a Valencia e nell’occasione evidenziò come la crisi della famiglia non fosse altro che “una conseguenza della crisi antropologica nella quale ci troviamo”. “Gli sposi - aveva spiegato - infatti sono due soggetti umani, un io e un tu, un uomo e una donna, che decidono di camminare insieme verso il destino, verso la felicità. Come impostano il loro rapporto, come lo concepiscono, dipende dall’immagine che ciascuno si fa della propria vita, della realizzazione di sé. Ciò implica una concezione dell’uomo e del suo mistero. Per questo il primo aiuto che si può offrire a quanti vogliono unirsi in matrimonio è l'aiuto a prendere coscienza del mistero del loro essere uomini”.
Tra i principali sostenitori del Family Happening possiamo annoverare Paolo Biasi, presidente della Fondazione Cariverona, Paolo Bedoni, presidente di Cattolica Assicurazioni e Carlo Fratta Pasini, presidente del Consiglio di sorveglianza del Banco popolare e numero uno di Assopopolari, che in un’intervista a ilsussidiario.net, ha così parlato dell’incontro: “Il titolo sorprende, perché sostituisce il consueto riferimento al valore o ai valori della famiglia con il riferimento alla sua bellezza, e ne indica un modello alto, dove le relazioni familiari possano essere vissute in intensità, pienezza e armonia”.
Con riferimento al ruolo che possono avere le famiglie di fronte alla situazione di crisi che vive il nostro Paese, Fratta Pasini ha spiegato che “relazioni gratuite, bene comune, capacità di rinunciare oggi per costruire un futuro migliore, propensione alla vita come nascita e crescita, solidarietà, giusto ruolo del merito e del bisogno, orizzonte di lungo periodo, superamento dei conflitti generazionali: tutto ciò che è proprio della famiglia sembra oggi necessario e mancante alla nostra comunità politica e sociale”.
http://www.ilsussidiario.net/News/Cronaca/2011/10/5/DIRETTA-VIDEO-L-incontro-di-Juli-n-Carr-n-a-Verona-L-esperienza-della-famiglia-una-bellezza-da-riconquistare-/2/211633/

domenica 18 settembre 2011

Banco Alimentare e la battaglia europea per il PEAD

Siamo tornati in prima linea nella battaglia europea per il PEAD (programma di aiuti europei agli indigenti).
Infatti, martedì prossimo, 20 settembre, il Consiglio europeo dei Ministri dell’Agricoltura discuterà all’ordine del giorno il mantenimento del Programma europeo di aiuto alimentare agli indigenti.
Il 20 settembre verrà reso pubblico sul sito del consiglio il video del dibattito, al Consiglio, dei Ministri così da rendere evidente a tutti come si esprimeranno gli Stati europei su questo delicato tema.
Vi chiediamo di cliccare sul link che segue martedì mattina dalle 11.30 in poi, così da rendere evidente all’Europa che quello degli aiuti alimentari ai poveri è un tema importante e sensibile a tutti, in particolar modo per chi si rapporta direttamente o indirettamente con coloro che, deboli fra i deboli, non riescono a far sentire la loro voce.
L’Unione Europea basa molte delle sue decisioni e delle sue scelte sulla popolarità degli argomenti, per questo vi chiediamo caldamente, di diffondere la notizia e questo link alle strutture caritative e a tutti coloro che, come noi, sono coinvolti in questa difficile impresa.
http://video.consilium.europa.eu/index.php?pl=3&sessionno=3520&lang=EN
Grazie di cuore del vostro aiuto.
Marco Lucchini
Direttore del Banco Alimentare

giovedì 25 agosto 2011

Meeting per l’amicizia fra i popoli - XXXII edizione

21-27 Agosto 2011, Rimini Fiera
E l’esistenza diventa una immensa certezza” è il titolo scelto per la XXXII edizione del Meeting. Esso parte da una constatazione, semplice e al tempo stesso drammatica: nella mentalità più diffusa ai nostri giorni, nella coscienza con cui ciascuno di noi affronta le sfide e le fatiche del vivere, sembra che non sia più possibile alcuna vera certezza. È qui, al fondo di noi stessi, che si rivela la radice nascosta delle tante “crisi” del nostro tempo: esse non segnano soltanto la messa in discussione o la perdita di certezze che si credevano acquisite – nella politica come nell’economia, nelle scienze come nell’etica, nella cultura come nella convivenza sociale – come è spesso successo in altre epoche storiche. Quello che è in gioco oggi, nell’epoca attraversata dalla grande ombra del nichilismo, è qualcosa di più radicale, e quindi più radicale è la sfida che essa ci pone: gli uomini non sarebbero più capaci di certezza, e anzi ogni certezza sarebbe una nostra costruzione, e alla fine nient’altro che una grande illusione.

Quando pensiamo al senso della nostra esistenza non siamo forse tutti tentati, come figli del nostro tempo, di ritenere che la nostra origine e la nostra destinazione siano in balìa della sorte, e che in definitiva nulla possiamo rispetto alle forze incontrollabili di un fato cieco e di un’insensata casualità? Eppure gran parte del pensiero “moderno”, per il quale l’uomo è l’unico, vero artefice del proprio destino, senza bisogno di riferirsi ad un senso più grande di sé, aveva preteso di fornire una strategia “scientifica” e “politica” che dominasse l’incertezza del vivere, il rischio mortale della solitudine e dell’insensatezza, fonte di risentimento e di violenza.

Le uniche certezze di cui ancora disponiamo – così si pensa – sono quelle prodotte dal controllo tecnologico del mondo. Tutto il resto, valori ed emozioni, sentimenti ed opinioni, appartiene al gioco del relativismo. Eppure noi ci accorgiamo sempre più che la realtà, sia a livello naturale che sociale, è molto meno controllabile di quanto si creda, e soprattutto scopriamo che l’esistenza dell’io è sempre più indebolita nelle sue ragioni. «A farci sentire un’incertezza più orrenda e devastante che in passato», ha scritto il sociologo Zygmunt Bauman, è la percezione che «la nostra impotenza sia incurabile». Tutta la partita dell’esistenza si gioca qui, nella certezza o nell’incertezza riguardo al motivo per cui ciascuno di noi è al mondo.

Il Meeting proverà a raccogliere questa sfida del nostro tempo, riaprendo una partita da molti dichiarata ormai chiusa. E lo farà, come è suo stile, non in virtù di una più scaltra analisi culturale e politica, ma a partire dall’esperienza in atto di persone che non si accontentano di concepire la propria esistenza come destinata al nulla. Uomini e donne che non censurano il peso dell’incertezza né si sottraggono al lavoro che essa esige, ma che la vivono come il segno evidente che non siamo i padroni di noi stessi, ma siamo in rapporto con qualcosa di Altro, che continua a sopraggiungere alla nostra vita.

Prima di ogni calcolo sulle nostre capacità o incapacità, la percezione di fondo del nostro io è quella di una certezza. E non una sicurezza a buon mercato o una garanzia a nostra disposizione, ma una certezza di appartenenza: siamo di qualcuno. Inizialmente noi siamo certi di noi stessi, perché ci viene incontro il volto di nostra madre e ci viene offerto il suo seno. È la prima percezione del vivere, che resta poi come una costante, anche se nascosta o soffocata. Prima di ogni incertezza c’è una certezza: essa è un dato, un incontro, un invito.

Il Meeting cercherà di raccontare e testimoniare questo lavoro dell’io che riparte dall’evidenza di un incontro, di tutti quegli incontri in cui si rende presente in carne ed ossa il significato per cui vale la pena vivere, amare, costruire e anche soffrire. La certezza che cerchiamo non è un’ideologia o una strategia o una convinzione psicologica, ma è quella che ci fa riconoscere ciò che già “siamo”. Non tanto che le cose andranno a posto come pensiamo noi, ma che noi stessi siamo in rapporto con Chi ci fa continuamente.

Per questo l’esistenza, come dice il titolo del Meeting, diventa una certezza: non si tratta infatti di sapere in anticipo quello che accadrà a noi e nel mondo, ma di essere disponibili a farci provocare da ciò che accade, cioè a chiederne il senso e a riconoscerne la ragione. E la certezza è immensa proprio perché non è un nostro prodotto, ma la scoperta di ciò che ci raggiunge e chiede ogni volta di noi. Questa certezza non potrebbe esistere senza la nostra libertà.

E in fondo anche il Meeting è un modo per prendere sul serio l’invito che ci proviene ogni giorno dagli avvenimenti e dagli incontri che accadono: l’invito a rispondere con tutta la nostra attesa, mettendo sempre in gioco la nostra inquietudine.
http://www.meetingrimini.org/?id=1

sabato 23 luglio 2011

AVSI EMERGENZA SICCITA' CON AGIRE


45500: un SMS Solidale contro la fame che divora il Corno d’Africa
Emergenza siccità in Africa Orientale. AVSI con AGIRE in prima linea
Domenica 17 luglio il Papa Benedetto XVI ha rotto il silenzio assordante sull’emergenza umanitaria a causa della siccità nel Corno d’Africa. A seguire, il 20 luglio, le Nazioni Unite hanno dichiarato lo stato di carestia.
Si parla di 12 milioni di persone che rischiano la morte per fame e sete soprattutto in Somalia, Kenya, Sud Sudan, Etiopia e Gibuti. Da 2 anni non piove, e la già fragile situazione è collassata.
Per far fronte a questa emergenza AGIRE, l’Agenzia italiana per la risposta alle emergenze a cui AVSI aderisce, ha lanciato un appello con un SMS Solidale per la raccolta fondi: 45500.

Le migliaia di persone in fuga per AVSI sono i volti dei profughi che arrivano a Dadaab, un campo in Kenya dove lavoriamo dal 2009, che accoglie oltre 300.000 somali fuggiti dal loro Paese, in cerca di libertà e ora di cibo, e verso il quale il ritmo degli arrivi ha raggiunto oggi quello di 30.000 persone al mese. Una cifra che, per noi italiani abituati alle emergenze degli sbarchi dell’ordine di qualche migliaio in diversi mesi nelle fasi acute, dovrebbe dire molto.
A Dadaab, 500 km da Nairobi nella savana spettacolare che appare agli occhi dei somali in fuga come un’oasi dove mettersi in salvo, ogni giorno approdano centinaia di persone disperate in fuga dalla fame e dalla morte. Per noi di AVSI dietro questi numeri ci sono persone con un nome, madri coraggiose ma stremate, padri che non riescono a provvedere ai propri figli, bambini che non riusciranno a diventare grandi.
Continuando il nostro compito, raccogliamo l’appello del Papa, insieme ai nostri colleghi che si trovano in Kenya e stanno facendo un lavoro enorme. Chiediamo a tutti voi di sostenerci e aderire con noi alla campagna di AGIRE con l’SMS Solidale 45500 facendo il possibile per diffonderlo a tutti gli amici e conoscenti, istituzioni e imprese. Tramite questo numero si possono donare 2 euro inviando semplicemente un sms dai cellulari Tim, Vodafone, Coopvoce o chiamando da reti fisse Telecom Italia e Teletu.

Iniziative coordinate da AGIRE – Agenzia Italiana per la Risposta alle Emergenze all’interno dell’appello EMERGENZA “SICCITA’ IN AFRICA ORIENTALE”. AGIRE è il coordinamento di 12 tra le più importanti organizzazioni non governative che rispondono in maniera congiunta alle gravi emergenze umanitarie. Maggiori informazioni su http://www.agire.it/.

giovedì 30 giugno 2011

Banco Alimentare, con tagli Pead 3 milioni di poveri a rischio in Italia

In Italia 3 milioni di poveri rischiano di rimanere senza cibo e assistenza in seguito alla decisione dell’ Unione europea (Regolamento di esecuzione UE N563/2011 del 10 giugno 2011) di ridurre drasticamente per il 2012 gli aiuti alimentari garantiti dal Pead (Programma Europeo di Aiuto Alimentare) a favore degli indigenti.
“Condividiamo e sosteniamo in pieno la battaglia intrapresa dal Ministro Saverio Romano contro i tagli al Pead” spiega Marco Lucchini, direttore della Fondazione Banco Alimentare Onlus. “La riduzione degli aiuti comunitari avrà drammatiche conseguenze per le persone bisognose che ne usufruiscono sia in Italia che in Europa. In particolare, nel nostro paese, la diminuzione di cinque volte dei beni alimentari erogati rischia di compromettere la tenuta del sistema di welfare. Una vera e propria ‘bomba ad orologeria’ che potrebbe portare a rischiosi conflitti sociali e che solo il Consiglio dei Ministri dell’Agricoltura europei può disinnescare, evitando che il decreto diventi attuativo immediatamente. É fondamentale che prevalga il buon senso e la lungimiranza, come è stato ribadito dai funzionari dell'AGEA”.
In Italia il programma di aiuto alimentare ai poveri con gravi necessità alimentari è attivo dal 1995 e la collaborazione tra enti caritativi e AGEA (Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura) ha contribuito allo sviluppo di un concreto sistema di distribuzione che ogni anno fornisce alimenti a più di 3.000.000 di poveri, di cui 1.500.000 assistiti dalla Fondazione Banco Alimentare Onlus attraverso 8.159 strutture caritative ad essa convenzionate. A queste, solo nel 2010, grazie al Pead sono state distribuite gratuitamente 48.000 tonnellate di cibo che il prossimo anno potrebbero diventare un quinto.
La Fondazione Banco Alimentare Onlus condivide la preoccupazione comune ai 21 Paesi membri della Federazione Europea dei Banchi Alimentari (FEBA) che in Europa aiutano 5 milioni di poveri donandogli 360.000 tonnellate di cibo all’anno, una parte difficilmente sostituibile delle quali arriva proprio dagli aiuti comunitari stanziati attraverso il Pead.
Per ulteriori informazioni: Francesco Lovati 334-6408185

sabato 25 giugno 2011

Presentazione del libro di Sarubbi su RTP

Dopo la presentazione del libro di Pietro Sarubbi (l'attore interprete di Barabba nel film The Passion di Mel Gibson) dal titolo "da Barabba a Gesù. Convertito da uno sguardo" - tenutosi lo scorso 10 giugno presso il PalaCultura Antonello da Messina - in molti, tra coloro che per vari motivi non sono potuti essere presenti, hanno espresso il desiderio di poterlo vedere in streaming. Ora, grazie a un accordo raggiunto tra Enzo Bonanzinga (in nome dell'Ass. Culturale El Barquino) e la Radio Televisione Peloritana, questo sarà possibile, infatti domani, domenica 26 giugno, alle ore 14,10 c.a. (dopo il TG) la RTP trasmetterà per intero l'incontro con l'attore Pietro Sarubbi intervistato da Pietro Ortega della Fondazione Bonino Pulejo.

Domenica prossima, stesso canale stessa ora, verrà trasmessa la seconda parte dell' intervento di Sarubbi nell'evento oraganizzato dal Comune di Messina.
BUONA VISIONE!

giovedì 23 giugno 2011

Presentazione libro di Antonio Meli

Incontro-dibattito sul libro di Antonio Meli "Le grandi questioni della filosofia" che si terrà presso il Palazzo della Cultura di Viale Boccetta,
Venerdì 24 Giugno 2011 alle ore 17,30.
Il libro sarà presentato dal Prof. Girolamo Cotroneo
già ordinario di Storia della Filosofia della Università di Messina,
modera la dott.ssa Angela Verso
interverrà il prof. Giuseppe Giordano
associato di Storia e Filosofia della Università di Messina

mercoledì 22 giugno 2011

PRONTI A RENDERE RAGIONE DELLA SPERANZA CHE È IN NOI

Come qualsiasi altra circostanza della vita, anche le elezioni amministrative hanno costretto ognuno di noi a prendere posizione e ad assumersi la propria responsabilità. Soprattutto questa volta, non è stato facile andare oltre le apparenze e i luoghi comuni alimentati dal mondo politico e dall’opinione dominante.
Fin dall’inizio ci siamo detti: siamo cristiani e dunque, prima di qualunque calcolo elettorale e prima di sapere quale sarà il risultato finale, vogliamo verificare se la fede ha qualcosa da dire anche in questa occasione − in altre parole, se ha incidenza storica − o se deve rinunciare alla partita, rassegnandosi al ruolo di “cortigiana” di chi conquisterà il potere o di “consolatrice” per chi sarà sconfitto.
Molti hanno accettato la sfida e si sono lanciati nella verifica, concretamente, incontrando la gente nei mercati, davanti alle chiese, nei caseggiati e nei luoghi di studio e di lavoro. E che cosa si è visto?
Un diffuso quanto confuso desiderio di cambiamento, ma anche tanto scetticismo − e non solo a livello della politica −. A volte, una aggressività eclatante ed esagerata. E soprattutto un mare di bisogni e di solitudine. Dove è stato possibile bucare il muro dei pregiudizi e dell’ostilità, quanta umanità ferita e provata dalla vita è emersa, quanta gente sembrava non aspettare altro che qualcuno disposto a starvi di fronte, semplicemente!
Così, queste elezioni sono diventate l’occasione per ascoltare, per rendersi conto di necessità e di drammi inimmaginabili, talvolta per tendere una mano e offrire un aiuto. In qualche situazione è bastato uno scambio di numeri telefonici per risvegliare desiderio e speranza.
Che cosa ha reso possibile tutto questo? Non certo una scaltrezza e una dialettica politica. Ci vuole ben altro per bucare la crosta di cui molti si sono rivestiti per difendersi da una realtà che non soddisfa. Ora, di fronte a un bisogno tanto profondo, può riaffiorare la tentazione dell’utopia: il sogno che la politica − di qualunque colore e tendenza − possa offrire una soluzione magica che elimini il dolore, il male e l’ingiustizia, liberi l’uomo e lo salvi.
Sappiamo bene, tuttavia, quanto è deludente riporre la speranza in una cosa inconsistente come le utopie, che la storia ha puntualmente smentito. Per questo ci siamo ripetuti: «Non aspettiamoci un miracolo, ma un cammino». Perciò abbiamo condiviso con chiunque l’unica cosa reale che abbiamo: una esperienza di novità umana, che si è dimostrata capace di darci una pienezza e una positività in qualunque circostanza ci trovassimo.
Dopo queste elezioni suonano attualissime le parole che don Giussani rivolse a un giovane incontrato in Università Cattolica alla fine degli anni Sessanta, che considerava ormai la rivoluzione l’unico modo per incidere sulla storia:
«Le forze che muovono la storia sono le stesse che rendono felice l’uomo. La forza che fa la storia è un uomo che ha posto la sua dimora tra di noi, Cristo. La riscoperta di questo impedisce la nostra distrazione come uomini, il riconoscimento di questo introduce la nostra vita all’accento della felicità, sia pure intimidita e piena di una reticenza inevitabile. È nell’approfondimento di queste cose che uno incomincia a toccarsi alla mattina le spalle e sentire il proprio corpo più consistente e a guardarsi nello specchio e sentire il proprio volto più consistente, sentire il proprio io più consistente e il proprio cammino tra la gente più consistente, non dipendente dagli sguardi altrui, ma libero, non dipendente dalle reazioni altrui, ma libero, non vittima della logica di potere altrui, ma libero».
Le elezioni ci hanno provocati a una consapevolezza maggiore di quali sono «le forze che muovono la storia» e ad essere meno ingenui sul potere salvifico della politica. Solo la fede rende più umana la vita ora: mette in moto una vibrazione di fronte al bisogno nostro e altrui, scatena una passione per il destino di ogni singolo uomo in cui ci si imbatte, fino ad aprire una possibilità di dialogo con persone indifferenti, deluse o arrabbiate.
E ora? Non desideriamo altro che la libertà − per noi e per tutti − di costruire e di condividere la nostra esperienza con chiunque, a cominciare da coloro che abbiamo incontrato in questi mesi, dai loro bisogni. La politica − chi ha vinto, ma anche chi ha perso − sarà in grado di riconoscere questa novità di vita nel presente e di difenderla come un bene per tutti?
Quando siamo nati abbiamo domandato una sola cosa a chi comandava allora: «Mandateci in giro nudi, ma lasciateci la libertà di educare». Allora come oggi, Comunione e Liberazione esiste solo per questo. Chiediamo troppo?
C O M U N I O N E E L I B E R A Z I O N E
Giugno 2011

martedì 24 maggio 2011

REGGIOINCONTRA 2011

Il 4 e 5 giugno si terrà presso il Teatro "Francesco Cilea" di Reggio Calabria la prima edizione della manifestazione culturale REGGIOINCONTRA 2011 che ha come tema "La Bellezza salverà il mondo" (Dostoevskij).
- Un ventaglio di incontri, che vedranno tra i loro protagonisti importanti nomi della cultura come Davide Rondoni, del giornalismo come Luigi Amicone e Davide Perillo e personalità politiche calabresi.
- Spettacoli serali che, attraverso la musica, guideranno il pubblico in un percorso ideale attorno al tema della bellezza.
- La premiazione di un Concorso artistico, organizzato in collaborazione con l’APS “Espero”, rivolto agli allievi delle Scuole Primarie e Secondarie della Provincia di Reggio Calabria.
- Una mostra di architettura sulla Sagrada Familia e sul suo architetto, Antoni Gaudí, realizzata con il patrocinio dell’Ordine degli Architetti di Reggio Calabria, è curata da un gruppo di giovani architetti e di componenti dell’Associazione studentesca “Antoni Gaudí”, operante all’interno dell’Ateneo reggino.
Il programma di REGGIOINCONTRA 2011 sarà:
Sab 4 giugno
h 10.30 - Inaugurazione
h 11.00 - Incontro "Attraverso l'educazione si costruisce la persona, e quindi la società "
h 21.00 - Incontro spettacolo "La bellezza salverà il mondo?"
Dom. 5 giugno
h 11.00 - Incontro presentazione del Meeting di Rimini "E l'esistenza diventa un'immensa certezza"
h 17.30 - Incontro "Le forze che cambiano la storia sono le stesse che cambiano il cuore dell'uomo"
h 21.00 - Spettacolo: Why Not All & Friends
In più, per tutta la durata della manifestazione:
- Mostra su Gaudì e la Sagrada Familia, curata dal CLU di Reggio
- Banchetto libri e Infopoint su CdS Marvelli, AVSI, Meeting
- Esposizione dei disegni vincitori del Concorso artistico rivolto alle scuole elementari e medie della provincia di Reggio Calabria
“La bellezza che ci sostiene è quella che non passa. È quella la cui ricerca mette insieme uomini di ogni epoca e di ogni cultura. È quella bellezza che ferisce il cuore di una ferita tarda a rimarginarsi e difficilmente incline ad accontentarsi di una facile risposta”
REGGIOINCONTRA 2011 DESIDERA ESSERE “UNA FESTA DI POPOLO PER IL POPOLO”
http://www.reggioincontra.com/

venerdì 6 maggio 2011

REALE e VIRTUALE: la verità nell’era di Internet

Il profumo dei limoni. Tecnologia e rapporti umani nell’era di Facebook

Quando un giorno da un malchiuso portone
tra gli alberi di una corte
ci si mostrano i gialli dei limoni;
e il gelo del cuore si sfa,
e in petto ci scrosciano le loro canzoni
le trombe d’oro della solarità.
Eugenio Montale, I limoni
Ma che cosa c’entrano i limoni con la tecnologia? Un limone colto dall’albero ha la scorza ruvida. Più curato è l’albero, più ruvida è la scorza. Se la si schiaccia un poco ne esce un olio profumato e d’improvviso la superficie diventa liscia. E poi c’è quel succo asprigno, così buono sulla cotoletta e con le ostriche, nei drink estivi e nel tè caldo! Tatto, olfatto, gusto. Tre dei cinque sensi non possono essere trasmessi attraverso la tecnologia. Tre quinti della realtà, il sessanta per cento.
Questo libro è un invito a farci caso.
Le Edizioni Lindau presentano
Il profumo dei limoni
Tecnologia e rapporti umani nell’era di Facebook
di Jonah Lynch
prefazione di Aldo Cazzullo
---------------------------------------------------------------------------
Edizioni Lindau Collana «I Draghi» pp. 144 euro 11,00
ISBN 978-88-7180-922-9
prima edizione: maggio 2011
---------------------------------------------------------------------------
DA OGGI IN LIBRERIA
---------------------------------------------------------------------------
«Lynch si pone dalla mia parte, dalla parte di tutti noi, con curiosità e apertura. Questa apertura nasce dalla sua esperienza poliedrica: nato in una comune di hippies, una laurea in fisica, un master in pedagogia, sacerdote. In lui è evidente il desiderio di conoscere la realtà nella sua interezza, dalle frontiere della scienza alla filosofia, dall’iMac ultimo modello fino all’educazione. Non è un reazionario nostalgico del passato, né un rivoluzionario ingenuo che crede di poter sconfiggere il male con un colpo di spugna. È un uomo che vuole difendere il nuovo dalla superficialità. Vuole imparare a salvaguardare tutto ciò che trova di bene nella sua esperienza, passata e presente.
In molti passi del libro, si ha la netta percezione che per Lynch ciò che è reale, ciò che è vero, è anche molto bello. Egli preferisce il reale alle maschere con cui tutti ci schermiamo dalle ferite, non per un eroismo filosofico, ma perché è convinto che gli conviene. Guarda in faccia le dinamiche della vita, le scoperte della neuroscienza, l’esito delle tecniche pedagogiche, e le pieghe dei rapporti umani, per scoprire come meglio vivere.
Sono pagine stranamente laiche. Uno si aspetta da un sacerdote, prima o poi, un fervorino. E infatti c’è negli ultimi due capitoli, ma le considerazioni che nascono dalla fede non sono essenziali al ragionamento. È evidente che per Lynch la fede è ciò che permette di guardare il mondo senza paura, ma non ha sostituito la sua ragione.»
dalla prefazione di Aldo Cazzullo
Le nuove tecnologie hanno cambiato il mondo... e i rapporti sociali, familiari e di amicizia. Migliorandoli? Gli adolescenti di oggi quanto sono diversi da quelli di ieri? Jonah Lynch fa parte della generazione che ha vissuto in pieno la nascita della rivoluzione informatica, è un educatore e si pone delle domande. Come stiamo usando il nostro tempo? Cosa possiamo fare per usare al meglio le nuove tecnologie? E come affrontare i problemi che queste sollevano?
Il tema è affascinante, "moderno" e di sicuro interesse; trattato in modo approfondito, originale e inaspettato.
Nella prima parte del volume, l'Autore riflette su alcuni degli aspetti più importanti delle nuove tecnologie, con uno sguardo anche a studi neurologici. Nella seconda parte la riflessione verte sulla mediazione tecnologica dei rapporti umani. Nel bene e nel male. La terza parte affronta gli aspetti più educativi e la domanda più "tecnologica", cosa dobbiamo fare? Anche, e soprattutto, con le nuove tecnologie, dobbiamo e vogliamo imparare la libertà.
L'AUTORE
Jonah Lynch (1978), è sacerdote dal 2006. Dopo essersi laureato in Fisica alla McGill University a Montréal, entra in seminario. Ha studiato filosofia e teologia all’Università Lateranense e ha ottenuto un Master in Education presso la George Washington University. Scrive su temi di musica e teologia per l’edizione statunitense di «Communio». In Italia ha pubblicato due libri (Aspettare insieme, Marietti 2008, e Padre sposo amico, Effatà 2004) e ha curato quattro video documentari, tra cui Across the Wall (Journeyman Pictures 2010). Vive a Roma ed è vicerettore del seminario della Fraternità Sacerdotale dei Missionari di San Carlo Borromeo.
DAL LIBRO
Ho cominciato presto a vivere il fascino della tecnologia. Mio zio mi ha regalato un pc quando avevo solo 7 anni – era un meraviglioso TI 99/4A. Come tanti di quei primi pc, si attaccava al televisore per usarne lo schermo, e usava un normale registratore di cassette come disco. Da quell’anno, il 1985, ho programmato in BASIC, poi al liceo ho imparato C++ e Pascal; all’università FORTRAN e Java. Mi piaceva giocare con la grafica, e in particolare i frattali mi affascinavano per il legame tra matematica, potenti macchine di calcolo, e la bellezza sorprendente dei disegni che ne uscivano.
Sono stato il primo al liceo ad avere un modem: già nel 1991 bazzicavo sui «bulletin board» locali, dove chattavo di cose che mi interessavano con persone che non ho mai visto. Poi nel 1994 sono arrivati il primo indirizzo email (come tutti i «nerd», ho scelto il nome di un oscuro personaggio shakespeariano come username) e i primi tour su Internet per cercare software nelle directory FTP e per chattare con persone sempre più lontane su Internet Relay Chat. Esisteva già il Web, ma non lo avevo mai usato. L’avrei scoperto solo nel 1996 all’università. Ma in chat ho incontrato un ragazzo mio coetaneo, un finlandese che scriveva bene l’inglese, con interessi filosofici, e ho passato qualche mese a scambiare lettere quasi quotidiane con lui: l’esistenza di Dio, il bene e il male, l’arte… Ogni tanto mi torna in mente quello scambio. Sfortunatamente non ho salvato i messaggi e non ricordo il nome impronunciabile del mio amico virtuale, per cercarlo su Facebook. Durante l’ultimo anno di liceo ho anche seguito un corso, Introduzione alla Filosofia, offerto dall’università locale tramite email! Anche in quel caso, non ho mai conosciuto il professore se non attraverso i messaggi.
Come si capisce dal tema del corso e dell’epistolario perduto, ho conosciuto anche un’altra fascinazione oltre a quella tecnologica: quella della vita dello spirito, la vita intellettuale. Essa mi ha portato in un primo momento verso la filosofia, poi alla fede cattolica, e infine in seminario.
Per molti anni ho vissuto senza un computer. Dopo la mia giovinezza tutta tecnologica, durante gli anni dell’università e i primi anni di seminario, non possedevo un computer mio. Un portatile costava troppo e poi non ne avevo veramente bisogno. Certo, usavo compulsivamente quelli del laboratorio di informatica per vedere se qualche amico mi aveva scritto, e per fare i compiti…
Ma nel 2002, quando ero in seminario già da due anni, me ne è tornata la voglia. Vedevo tutti i miei compagni che cominciavano ad avere dei portatili bellissimi, in grado di fare cose meravigliose, con quegli schermi lucidi e attraenti. Per Natale, ho chiesto ai miei genitori di comprarmi un Toshiba, non ultimissimo modello ma comunque di buona qualità. Era molto pesante e molto grande, ma era bello ed era mio. Subito mi sono messo a scaricare di tutto.
Ogni sera scaricavo il pdf del giornale del giorno successivo, per leggerlo in macchina andando a scuola. Era un iPad ante litteram, due chili e mezzo di vetro e acciaio con cui ascoltare Mozart mentre leggevo il giornale alle 7 di mattina sulla terza corsia dell’autostrada. Ottimizzare i tempi! «No waste motions!», «Non fare movimenti inutili», come diceva quel tale nel lavoro teatrale che abbiamo allestito al liceo, un padre di famiglia che mette un grammofono con dischi educativi fuori dalla porta del gabinetto affinché anche quei momenti intimi servissero all’edificazione dei figli.
Poi all’università prendevo appunti: certamente è più facile copiarli, condividerli e cercare la parola chiave se i testi sono in formato elettronico. Sono veloce a battere a macchina: come tanti piccoli americani, ho imparato in tenera età a non guardare le dita e a scrivere in fretta. Nonostante ciò, è difficile stare dietro a un prof che spiega. Qualcuno va piano, ma la maggior parte dice troppe cose perché si possa trascrivere tutto. Lo sapevo già – nei quaderni di appunti non scrivevo tutto – ma sul computer mi era più difficile essere sintetico. E poi certe idee erano più facili da trascrivere con frecce e disegni su una pagina bianca… Mi sono sforzato per qualche settimana, poi ho lasciato il portatile a casa e sono tornato alla carta.
Continuavo comunque a passare molto tempo con la mia nuova macchina: c’erano tanti dischi da copiare o convertire in mp3, spazi immensi su Internet in cui curiosare, programmi da cercare che mi avrebbero fatto risparmiare tanto tempo, anche se sommando il tempo speso per cercarli e vagliarli, non so se l’ho davvero guadagnato. Essendo una macchina che girava con Windows, ogni tre o quattro mesi occorreva formattare il disco, reinstallare tutto, e ripartire. La prima volta è stata divertente, come la pulizia del garage da bambino. La seconda volta meno. E poi i virus, lo spyware, gli aggiornamenti, le licenze da craccare: trovavo la mia vita invasa da nuove curiosità, piccole battaglie da combattere e opere di manutenzione obbligatorie per il buon funzionamento della macchina. Cresceva in me il desiderio di uno strumento migliore, magari meno flessibile, ma anche meno accessibile agli attacchi. Allora ho letto tutti i forum disponibili, e mi sono convinto che i Macintosh erano migliori. Sei mesi di giri sui siti, di decisioni, ripensamenti, decisioni, dubbi, e infine la certezza: iMac, sei bellissimo!
O mio Macintosh! Mio iMac! Come ho apprezzato la tua semplicità elegante, la tua ossequiosa velocità! Nuovo computer, nuova vita. Poiché ero ancora studente, quelli della Apple mi hanno regalato un iPod gratis con il computer. L’ho caricato di miliardi di byte di musica, e sono uscito in bici. All’inizio andava tutto bene. Con la musica tranquilla, andare in bicicletta era come volare. Poi l’effetto «colonna sonora» mi ha esaltato un po’ troppo e ho fatto delle manovre tra gli autobus e le macchine che avrebbero potuto costarmi la pelle. Ho tolto l’iPod, tremando, e non l’ho più messo per andare in bici.
Lavoravo molto con il computer. Dovevo scrivere decine di pagine di report ogni settimana per l’università, oltre a preparare le lezioni per il liceo dove insegnavo fisica. E per di più c’era la serie televisiva «24» alla televisione il lunedì sera! Da non perdere: dopo un solo episodio in compagnia di Jack Bauer, ero drogato. Non potevo più farne a meno. Tutto bene fino al giorno in cui un amico mi ha dato tutte le stagioni precedenti di «24» in dvd! Un disco, tre episodi, 120 minuti complessivi. Quanti dischi? Sette, forse otto per stagione. Quattro stagioni, che ho visto interamente. Guardavo gli episodi mentre studiavo, in una finestra dello schermo del computer. Era divertente poter saltare le brutte scene con la figlia di Jack, una noiosissima ragazza che si lamentava sempre. Ma nel saltare fra il video, il libro da leggere e il testo da scrivere, rispondere al telefono e guardare l’email ogni volta che la pallina rossa indicava un nuovo messaggio, stavo perdendo qualcosa.
Me ne sono accorto nell’ora di silenzio che noi sacerdoti della Fraternità San Carlo osserviamo ogni giorno. In essa troviamo l’àncora della nostra vita. Il silenzio è una necessità grave, un obbligo davanti a Dio. Leggendo il breviario, trovavo che gli occhi volavano veloci sulle parole, spesso senza ricordare nulla un minuto dopo. Leggevo i testi della Bibbia come leggevo i libri scolastici, come leggevo il sito del «New York Times» o il «Corriere», come guardavo «24». Restavo in superficie, cercando le parole più utili o le scene più emozionanti. Ogni pausa, ogni respiro, ogni congiunzione, li sentivo come un vuoto da eliminare. Stavo perdendo la capacità di contemplare, di leggere profondamente, di commuovermi per le sfumature. Stavo perdendo la percezione del tempo come un’esperienza positiva. Mi sembrava solo un ostacolo al correre sempre più veloce, più veloce che potevo. Stavo perdendo molto.
L’anno successivo il mio superiore mi ha chiesto di aiutarlo come vice-rettore del seminario. Da quel momento, ho guardato con crescente interesse le stesse dinamiche che vivevo io nei ragazzi che dovevo educare. A furia di insegnare loro il silenzio («Leggi piano, poche pagine. Quando qualcosa ti colpisce, fermati. Contempla») mi sono trovato a riflettere sul mio modo di pregare. Notavo che alcuni guardavano dei film in camera sui loro portatili, cosa non permessa dalle nostre regole di vita – ma era la stessa mia ossessione di appena un anno prima. Altri mantenevano i rapporti con i propri familiari via sms e telefono, ma avevano relazioni deboli con i compagni. Qualcuno scriveva email fiume, e non riusciva a finire i compiti per la data indicata.
Mi riconoscevo in tutti questi atteggiamenti: ciò che avviene sul computer è quasi sempre più attraente di un libro, qualunque esso sia. E l’email sembra sempre più urgente di qualunque altra cosa, tant’è che si controlla la posta più volte al giorno. È come quell’ansia fortissima che provavo da adolescente, quando passava il postino: avrebbe portato una lettera inviata da Lei? Qualche volta sì, qualche volta no. Poi il postino se ne andava. Soltanto il giorno dopo ero tentato di ritornare davanti alla finestra. Adesso attendo messaggi molto più banali con una fretta altrettanto parossistica. Perdo ancora molto tempo a chiudere e riaprire il programma di mail mentre avrei altro da fare.
Ora però ho anche una responsabilità educativa. Questo mi ha aiutato a uscire dal letargo in cui stavo cadendo, per affrontare i miei problemi e riflettere seriamente su quelli che vedevo nei seminaristi.
Per informazioni, copie saggio e interviste all'Autore:
________________________________
Silvja Manzi & Francesca Ponzetto
Ufficio Stampa Edizioni Lindau
Corso Re Umberto 37 – I-10128 Torino (TO)
tel. +39 011 517 53 24 • fax +39 011 669 39 29
silvja@lindau.it • francesca@lindau.it
http://www.lindau.it/
skype lindau.edizioni • Lindau Edizioni è su facebook
__________________________________

sabato 30 aprile 2011

Beatificazione di Giovanni Paolo II

Comunicato Stampa.
Almeno 40mila aderenti a Comunione e Liberazione alla beatificazione di Giovanni Paolo II. «Se qualcuno ha un enorme debito di riconoscenza nei confronti di Giovanni Paolo II, questi siamo proprio noi» (don Julián Carrón)

Saranno almeno 40.000 gli aderenti a Comunione e Liberazione presenti a Roma, domenica 1° maggio, per la beatificazione di Giovanni Paolo II.
Per l’occasione i tradizionali Esercizi spirituali della Fraternità di CL, che erano stati programmati a Rimini dal 29 aprile al 1° maggio, termineranno anticipatamente la sera del 30 aprile, così che i 25.000 partecipanti e i liceali, gli universitari e gli adulti non presenti a Rimini - possano recarsi nella notte in pellegrinaggio a Roma, «per unirci al Papa e alla Chiesa - ha detto don Carrón - nel ringraziamento a Dio che ci ha dato un testimone così autentico di Cristo. Vogliamo stringerci attorno a Benedetto XVI, che nella sua lungimiranza ha deciso di indicare a tutto il mondo il beato Giovanni Paolo II come esempio di che cosa può fare Cristo di un uomo che si lascia afferrare da Lui», e per testimoniare che «se qualcuno ha un enorme debito di riconoscenza nei confronti di Giovanni Paolo II, questi siamo proprio noi».
Per partecipare più consapevolmente alla Beatificazione, dal sito di Tracce (www.tracce.it) sono stampabili (in formato pdf) due strumenti: il Libretto ufficiale della cerimonia, che permetterà di seguire l’evento, e il libretto «Cristo, centro del cosmo e della storia», antologia del magistero di Giovanni Paolo II (che è anche allegato all’ultimo numero del mensile).
In una lettera inviata a tutto il movimento, don Carrón ha scritto:
«Noi ci uniamo alla gioia di tutta la Chiesa nel ringraziare Dio per il bene che è stata la sua persona, con la sua testimonianza e la sua passione missionaria. Chi di noi non ha ricevuto tanto dalla sua vita? Quanti hanno ritrovato la gioia di essere cristiani, vedendo la sua passione per Cristo, il tipo d’umanità che scaturiva dalla sua fede, il suo entusiasmo contagioso! In lui abbiamo subito riconosciuto un uomo - con un temperamento e un accento investiti dalla fede - nei cui discorsi e gesti si documentava il metodo scelto da Dio per comunicarsi: un incontro umano che rende affascinante e persuasiva la fede.
«Tutti noi siamo ben consapevoli dell’importanza del suo pontificato per la vita della Chiesa e dell’umanità. In un momento particolarmente difficile ha riproposto davanti a tutti, con un’audacia che può avere solo Dio come origine, che cosa significhi essere cristiano oggi, offrendo a tutti le ragioni della fede e promuovendo instancabilmente i germi di rinnovamento della compagine ecclesiale posti in essere dal Concilio Vaticano II, senza cedere a nessuna delle interpretazioni parziali che volevano ridurne la portata in un senso o in un altro. Il suo contributo alla pace nel mondo e alla convivenza fra gli uomini mostra quanto sia decisiva per il bene comune una fede integralmente vissuta in tutte le sue dimensioni.
«Sappiamo quanto, fin dall’inizio del pontificato, fosse stretto il legame di Giovanni Paolo II con don Giussani e CL, fondato su una consonanza dello sguardo di fede a tutta la realtà, nella passione per Cristo “centro del cosmo e della storia” (Redemptor hominis). Egli ci ha offerto un insegnamento prezioso per comprendere e approfondire il nostro carisma nelle diverse e molteplici occasioni in cui ha parlato a tutti i movimenti, da lui indicati quali “primavera dello Spirito” in quanto nella Chiesa la dimensione carismatica è “coessenziale” a quella istituzionale. Si è rivolto anche direttamente a noi più volte, fino alle commoventi lettere indirizzate a don Giussani negli ultimi anni della loro vita, accomunata anche dalla prova della malattia.
«Nel discorso per il trentennale del movimento, nel 1984, ci ha detto: “Gesù, il Cristo, colui in cui tutto è fatto e consiste, è quindi il principio interpretativo dell’uomo e della sua storia. Affermare umilmente, ma altrettanto tenacemente, Cristo principio e motivo ispiratore del vivere e dell’operare, della coscienza e dell’azione, significa aderire a lui, per rendere presente adeguatamente la sua vittoria sul mondo. Operare perché il contenuto della fede diventi intelligenza e pedagogia della vita è il compito quotidiano del credente, che va realizzato in ogni situazione e ambiente in cui si è chiamati a vivere. E in questo sta la ricchezza della vostra partecipazione alla vita ecclesiale: un metodo di educazione alla fede perché incida nella vita dell’uomo e della storia. […] L’esperienza cristiana così compresa e vissuta genera una presenza che pone in ogni circostanza umana la Chiesa come luogo dove l’evento di Cristo […] vive come orizzonte pieno di verità per l’uomo. Noi crediamo in Cristo, morto e risorto, in Cristo presente qui ed ora, che solo può cambiare e cambia, trasfigurandoli, l’uomo e il mondo” (Roma, 29 settembre 1984). Sono parole di una attualità impressionante!.
«Con una paternità sorprendente e unica Giovanni Paolo II ha abbracciato la nostra giovane storia riconoscendo canonicamente la Fraternità di Comunione e Liberazione, i Memores Domini, la Fraternità Sacerdotale dei Missionari di San Carlo Borromeo, le Suore di Carità dell’Assunzione, come frutti diversi sgorgati dal carisma di don Giussani per il bene di tutta la Chiesa. Il Papa stesso ci ha fatto capire la portata di tale gesto: “Quando un movimento è riconosciuto dalla Chiesa, esso diventa uno strumento privilegiato per una personale e sempre nuova adesione al mistero di Cristo” (Castelgandolfo, 12 settembre 1985).
«Perciò, se qualcuno ha un enorme debito di riconoscenza nei confronti di Giovanni Paolo II, questi siamo proprio noi. E non possiamo trovare un modo più adeguato di mostrare questa nostra riconoscenza che continuare a seguire il suo autorevole richiamo: “Non permettete mai che nella vostra partecipazione alberghi il tarlo dell’abitudine, della “routine”, della vecchiaia! Rinnovate continuamente la scoperta del carisma che vi ha affascinati ed esso vi condurrà più potentemente a rendervi servitori di quell’unica potestà che è Cristo Signore!” (Castelgandolfo, 12 settembre 1985)».
Ufficio stampa di Cl
Milano, 28 aprile 2011

martedì 29 marzo 2011

“Cristianesimo, economia, potere. La teologia della liberazione oggi”

Frei Betto in riva allo Stretto per parlare di “Cristianesimo, economia, potere. La teologia della liberazione oggi”
L'incontro con il teologo, politico e scrittore brasiliano, in programma sabato 2 aprile, sarà presentato domani
http://www.tempostretto.it/8/index.php?location=articolo&id_articolo=49781

domenica 20 marzo 2011

Comunicazione della Fondazione Banco Alimentare Onlus

Carissimi volontari, buongiorno a tutti,
vi scrivo in merito al progetto “La fabbrica del sorriso 2011”, per comunicarvi degli aggiornamenti:
-  il programma “Le Iene” andrà in onda mercoledì 23 marzo alle 21.10 su Italia1, con un servizio sulla fabbrica del sorriso ed il banco alimentare.
- Per contribuire alla raccolta fondi invia un SMS SOLIDALE dalle 13.00 del 20 marzo alle ore 24.00 del 27 marzo 2011 al numero 45508 dai telefoni cellulari Tim, Vodafone, Wind e 3; oppure chiama il 45508 da telefono fisso Telecom Italia, Fastweb e Teletu.
Per maggiori informazioni sull’evento e per scoprire gli altri modi per donare: http://www.fabbricadelsorriso.mediaset.it/edizione/fabbricadelsorriso2011.shtml
Cordialmente
Federico Bassi
Resp. Nazionale Colletta Alimentare
Fondazione Banco Alimentare Onlus
http://www.fabbricadelsorriso.mediaset.it/edizioni/2011/ildirittoalimentazionenutrizione.shtml?prj2
http://www.bancoalimentare.it/it/fabbrica-del-sorriso-2011-fondazione-banco-alimentare-onlus

venerdì 18 febbraio 2011

Convegno diesse (Didattica e Innovazione Scolastica)

"Una scuola che parla al futuro"
Martedì 22 febbraio ore 16,00,
presso Aula Magna dell'Istituto Magistrale "E.Ainis", via Freri - Messina
Incontro pubblico con:
Prof. Fabrizio Foschi, Presidente Nazionale Associazione Diesse
Intervengono:
Prof. Mario Centorrino, Ass. Regionale Istruzione e Formazione Professionale
Dott. Roberto Monteforte, Vicepresidente CdO Sicilia Orientale
Coordina: prof.ssa Serenella Scuto responsabile Diesse Sicilia
La presenza del prof. Foschi è occasione di un paragone sui cambiamenti in atto nella scuola a partire dalle innovazioni introdotte dai nuovi ordinamenti scolastici e offre la possibilità di un ampio dibattito sulle questioni emergenti che coinvolgono il mondo dell'educazione.
Diesse Sicilia
con il patrocinio della Provincia Regionale Messina
con il patrocinio dell'USR per la Sicilia, Ambito Territoriale per la Provincia di Messina