giovedì 22 ottobre 2009

Evento Culturale: Mostra su San Paolo

SULLA VIA DI DAMASCO. L’INIZIO DI UNA VITA NUOVA
In occasione dell’Anno Paolino, indetto da Benedetto XVI, molte sono state anche a Messina le manifestazioni e le iniziative svolte per celebrare i duemila anni dalla nascita di san Paolo. Consapevoli dell’importanza di questo grande “apostolo delle genti” e in funzione di una memoria sempre viva e feconda, su iniziativa dell’ Associazione culturale “Don Giuseppe Riggi”, ospitiamo nella nostra città, la mostra didattica itinerante dal titolo Sulla via di Damasco. L’inizio di una vita nuova, promossa dal Servizio nazionale per il progetto culturale della Chiesa Italiana e Itaca, società editrice e di promozione culturale.
La mostra è suddivisa in due sezioni. La prima illustra i luoghi della vita di san Paolo, da Gerusalemme, dove partecipa alla lapidazione di santo Stefano, a Roma, dove subirà il martirio, attraverso un ricco e originale repertorio fotografico tratto dall’archivio fotografico dello Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme.
La seconda sezione si incentra sull’esperienza umana di Paolo, sulla sua nuova identità e coscienza, frutto dell’incontro con Cristo. Attraverso i testi tratti dalle lettere paoline e la rappresentazione che di lui hanno dato grandi artisti.( da Carracci a Raffaello, El Greco,.ecc.), il visitatore è portato dentro la sua straordinaria vicenda umana e la profondità del suo insegnamento.
Emerge così la statura di una delle personalità che più hanno segnato e dato forma alla civiltà occidentale. In lui il dramma dell’esistenza ha trovato una singolare consapevolezza , espressa nelle sue lettere, e un appassionato testimone, fino al martirio, della verità incontrata, in nome della quale era cordialmente aperto all’incontro e al dialogo con tutti, Conoscere e confrontarsi con il suo insegnamento e la sua testimonianza consente di affrontare i temi più profondi della vita personale e sociale. San Paolo, infatti, nel dialogo e nel confronto con la cultura giudaica ed ellenistica, ha mostrato la novità del cristianesimo e delineato una forma nuova nei rapporti tra gli uomini, indicando nella comune appartenenza a Cristo la strada della fraternità e della pace tra i popoli.
In tempi di multiculturalismo, la sua capacità di incontro e di dialogo con tutti, a partire dal fondo di verità che sapeva riconoscere e valorizzare in ciascuno, costituisce un esempio di grande attualità.
Per il suo elevato valore culturale la mostra ha ottenuto il patrocinio della Custodia di Terra Santa e della Basilica Papale di San Paolo fuori le mura.
La mostra sarà allestita nel Tempio di S. Francesco di Assisi all’Immacolata di Messina e lì verrà inaugurata il 24 ottobre alle ore 18,30 con la presentazione di Don Lirio Di Marco,docente incaricato d’Esegesi del Nuovo Testamento presso la Facoltà Teologica di Sicilia in Palermo e docente invitato presso l’Istituto Teologico San Tommaso, e del prof. Luigi Giacobbe storico dell’arte Soprintendenza BB.CC.AA. Messina; resterà aperta fino al 7 Novembre secondo il seguente calendario:
Domenica 25 ottobre ore 10:00-12,30 / ore 17,45-19,15
Martedì, giovedì, sabato ore 10:00-12,30
Lunedì,mercoledì,venerdì ore 17,45-19,15
Sono previste visite guidate anche su prenotazioni. Telefonare ai seguenti numeri:
0903501134 oppure 3408531463
Sia l’ingresso che la visita guidata sono gratuiti.
Palma Milazzo Famulari

mercoledì 14 ottobre 2009

Convegno sull'educazione

Mercoledì 21 ottobre alle ore 17,00 presso il Salone degli Specchi della Provincia Regionale di Messina si terrà un incontro dibattito sulla sfida educativa dal titolo
"Educazione. Un'emergenza?".
Interverranno Paola Bignardi, Pedagogista e curatrice del volume che sarà presentato, Maria Muscherà Dirigente Scolastico; moderatore Pietro Donato.

Dalla Psicoanalisi al Pensiero giuridico

L'Università di Messina, con la collaborazione del Centro di Solidarietà M. Kolbe di Patti, organizza un convegno dal titolo "Dalla Psicoanalisi al pensiero giuridico" a cui parteciperanno il Prof. Giacomo B. Contri ed il prof. Barcellona dell'Università di Catania, secondo il seguente calendario:
a Messina il 14 ottobre ore 17,00 presso la Facoltà di Giurisprudenza Aula S.Pugliatti,
a Patti il 15 ottobre ore 1 7,00 presso la Sala Comunale p.zza M. Sciacca.

martedì 13 ottobre 2009

Omelia di mons. Calogero La Piana ai funerali per le vittime dell'alluvione

Carissimi, la pagina evangelica ascoltata offre alla nostra meditazione il mistero di Gesù morente sulla croce. Nella preghiera desideriamo chiedere a Dio Padre di aprire il nostro cuore e la nostra mente per riconoscere nella passione del suo Figlio quella di tutti i fratelli sofferenti e per rafforzare nella sua morte e risurrezione la speranza, nostra e di tutta l'umanità, nella pienezza di vita insieme a lui. Sulla bocca del Crocifisso un grido: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?". Non grido di disperazione, miei cari fratelli, ma accorata preghiera che colpisce per la sua paradossale formulazione. Da una parte, l'invocazione "Dio mio", che esprime l'intimo e personale rapporto con Dio. Un grido, dunque, non rivolto al vuoto e al nulla, ma al Padre, buono e misericordioso. D'altra parte il forte lamento che scaturisce dall'amare esperienza della sua lontananza, meglio ancora, della sua non avvertita presenza. Quel terribile "perché" ritorna spontaneo sullla bocca dei tanti crocifissi della storia per esprimere la desolazione che si avverte quando la morte, antitesi del Dio vivente, non permette di sentirne viva la presenza. "Dio mio, perché mi hai abbandonato?". Il grido di Gesù è il grido dell'umanità sofferente, è il grido di questa comunità profondamente scossa dal tragico evento dell'alluvione, è il grido della popolazione dell'Abruzzo colpita dal terremoto, è il grido degli uomini provati in ogni angolo della terra da devastanti inondazioni o calamità naturali. E' il grido che scaturisce dal dolore, spesso dalla rabbia e dalla disperazione. Dinanzi a tanta sofferenza, tuttavia, è confortante, miei cari fratelli, sentire che anche il Figlio di Dio, nel momento più tragico della sua esistenza terrena, inchiodato sul legno della croce, ha chiesto al Padre il "perché" di tanto dolore, di tanto abbandono e di così grande ingiustizia che si abbateva su di lui. "Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?". Grido intenso di dolore ed atto di abbandono fiducioso al Padre. Sulla croce, mentre avverte vicina la morte, un secondo grido risuona, ancora più forte e più intenso del primo, sulla bocca di Gesù: "Nelle tue mani, o Padre, consegno il mio spirito". E' il grido della speranza, della sua ferma fiducia nel riconoscersi Figlio prediletto dal Padre, da Lui amato ed accolto. Chiedo al Signore Dio che anche questo grido di fiduciosa speranza divenga il grido di coloro che nel dolore e nella prova, pur avvertendo la sensazione del fallimento e dell'abbandono a motivo della debolezza e della fragilità della carne, trovino la forza e il coraggio di abbandonarsi nelle mani di Dio, che nel suo Figlio si è fatto in tutto simile a noi e "proprio per essere stato messo alla prova ed avere sofferto personalmente, è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova" (Eb 2, 18). Il Figlio di Dio "stese le braccia sulla croce, morendo distrusse la morte e proclamò la risurrezione" (Preg. Euc. 2). Nella sua crocifissione e morte, segno di debolezza e d'impotenza agli occhi degli uomini, si rivela la speranza e la potenza di Dio, il trionfo della vita sulla morte, dell'amore sull'odio, della misericordia di Dio sul peccato dell'uomo. È la fede del centurione romano ad attestarlo: "veramente costui era Figlio di Dio". È la nostra fede: la nostra sofferenza è stata assunta dal Figlio di Dio, la sua risurrezione sarà assunta da noi: "Siamo convinti - ci ha ricordato l'apostolo Paolo - che Colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù e ci porrà accanto a lui". Carissimi fratelli, questa nostra preghiera, impreziosita dall'offerta a Dio della sofferenza che la connota, è attestazione della speranza che sostiene la nostra vita di fede fondata sulla parola di Gesù: "Io sono la risurrezione e la vita, chi crede in me non morirà in eterno". In questo momento di tristezza e di lutto per l'intera comunità, messinese e nazionale, ci sentiamo profondamente ed intimamente uniti con quanti sono stati direttamente coinvolti nella tragedia di questi giorni, solidali con le loro sofferenze e le loro ansie, ma anche con le loro speranze e la loro volontà di ricominciare. Uniamo la nostra voce alla loro per invocare aiuto, sostegno e vicinanza dalle Istituzioni e chiediamo a Dio, ricco di grazia e di misericordia, la beata eternità per i fratelli defunti. Tante parole sono state dette in questi luoghi e interminabili giorni. Alcune per documentare l'accaduto: la violenza del nubifragio; le esondazioni e gli smottamenti; le frane e la collina che viene giù, le case sommerse dalla valanga di fango; la dolorosa realtà di tante vite umane spezzate, l'incertezza del loro numero, il mancato ritrovamento di alcuni corpi... Tante altre parole abbiamo ascoltato sulla instabilità idrogeologica del territorio, la presenza di numerosi torrenti, la mancata opera di prevenzione, l'assenza di una manutenzione ordinaria, l'abusivismo edilizio, la mancanza cronica di fondi. Di certo soffriamo, e non poco, la carente gestione di un patrimonio unico e prezioso, questo nostro territorio, paesaggisticamente bello ed affascinante, ricco di colori e di vegetazione, di arte e di beni di ogni genere, caratterizzato da un clima gradevole e amabile; un patrimonio, il nostro territorio, troppo spesso sfregiato e deturpato, incredibilmente ed insopportabilmente violentato dal peccato dell'uomo: negligenza e noncuranza, interessi privati ed egoistici, logiche perverse e speculazioni di ogni ordine e grado. Si è anche parlato di tragedia annunziata, di stato di calamità, di strade sbriciolate ed impraticabili, di centri evacuati e di intere famiglie sfollate, di numerosi feriti, di danni economici ingenti e di fondi stanziati, di cordoglio nazionale, di funerali solenni o di Stato. Si è voluto anche, come avviene sovente in circostanze simili, polemizzare, giudicare e condannare con sufficienza e presunzione. Ciò che, tuttavia, non riusciamo a tollerare è il reiterato tentativo di strumentalizzare, per l'ennesima volta, il dramma di questa nostra terra e di questa nostra amata gente. Troppe parole sono state dette. La parola più bella che abbiamo ascoltato è quella pronunciata attraverso gesti concreti ed eroici, parola gridata silenziosamente da numerose forze umane, dal loro faticoso e massacrante lavoro, dalla loro grande generosità e dal loro coraggioso e ammirevole impegno. Parola vera e sincera, autentico urlo di un esercito di fratelli e di sorelle che ringrazio di vero cuore a nome mio personale e di tutta la popolazione, l'esercito della solidarietà che ha coinvolto e spinto, come già altre volte sperimentato, uomini e donne di buona volontà, di ogni ceto sociale e di ogni età, a portare soccorso e dare aiuto, e mostrare il volto bello dell'uomo e della sua incommensurabile dignità e nobiltà. In questi giorni sono stati ricorsati, da più parti e in diverse circostanze, i ripetuti appelli caduti nel vuoto; si è alzato con forza l'allarme di tanta gente; è risuonato vigoroso il grido di dolore di intere famiglie e comunità. Ma a parlare, oggi, è soprattutto il silenzio di questi troppi nostri fratelli e sorelle che hanno perso la vita nel tragico nubifragio. Basterà tutto questo? Cos'altro dobbiamo "sentire" ancora? Cos'altro dobbiamo ancora aspettarci perché "avvenga" una conversione, un cambiamento di rotta? Maria Santissima, la Mamma celeste, la veloce ascoltatrice, raccolga il grido di dolore e di speranza di tutti noi e porti pace e consolazione nei cuori dei familiari ed amici di quanti hanno perso la vita. Il vostro silenzio, miei cari fratelli defunti, è il grido più eloquente di ciò che tutti noi oggi osiamo sperare, chiedere e gridare ai responsabili della cosa pubblica: restituiteci la serenità, dateci la garanzia di un piano di sicurezza, fatto di opere concrete e non di carte o di parole vuote e di circostanza, perché simili tragedie non abbiano più ad accadere.

venerdì 9 ottobre 2009

Mostra su S. Paolo


L'Associazione Culturale Don Giuseppe Riggi promuove l'esposizione presso il Tempio di S.Francesco d'Assisi all'Immacolata di Messina, Viale Boccetta, della mostra "Sulla via di Damasco. L'inizio di una nuova vita". La mostra sarà inaugurata sabato 24 ottobre alle ore 18:30 con un convegno di presentazione in cui interverranno il prof. don Liborio Di Marco dell'Università Teologica S. Tommaso e il prof. Luigi Giacobbe dell'Università di Messina. La mostra resterà aperta sino al 7 novembre secondo il seguente calendario: domenica 25 ottobre dalle ore 10:00 alle 12:30 e dalle ore 17:45 alle ore 19:15; nelle settimane seguenti: martedì, giovedì e sabato dalle ore 10:00 alle ore 12:30; lunedì, mercoledì e venerdì dalle ore 17:45 alle ore 19:15. E' previsto il servizio delle visite guidate.

sabato 3 ottobre 2009

Alluvione di messina, Dal dolore alla speranza

Dolore e sconforto: questi sono i sentimenti comuni in questi giorni di fronte alla tragedia dell’alluvione che ha spazzato via case, macchine, la vita e la storia di tanti messinesi.
Un dolore forte che riapre la ferita, sempre viva ma troppo spesso anestetizzata, che ognuno di noi ha nel cuore: la domanda di significato, di senso di tutte le cose, della nostra vita.
Quando tutto sembra dover andare come deve andare, come noi pensiamo che debba andare e per cui spendiamo ogni giorno la nostra intelligenza e le nostre energie, accade sempre che la realtà si mostri improvvisamente e inesorabilmente per quello che è: altro da noi.
La realtà è evidentemente altro da noi, talmente tanto altro da noi che di fronte a queste tragedie riusciamo solo a censurarla, respingerla, mistificarla.
L’esperienza ridotta a questa reazione immediata porta all’uomo solo confusione, sconforto e ne impedisce lo sviluppo umano.
“Non voglio che si perdano questi giorni, dobbiamo accettarli per quello che sono: giorni pieni di una grazia sconosciuta ”.
[Emmanuel Mounier Lettere sul dolore per sua figlia gravemente malata]
Non c’è vera esperienza che non implichi il Mistero e senza riconoscimento del Mistero non c’è esperienza, qualunque cosa si faccia o accada.
Senza il Mistero rintracciato dentro la realtà, questa potrebbe apparire insostenibile. Eppure ci sono uomini, i quali a partire dalla certezza di Colui che fa tutto, sono testimoni di una possibilità reale di speranza vissuta, dentro tutte le circostanze della vita, anche le più dolorose.
Ci sono questi testimoni: basta leggere il blog di Antonio Socci in questi giorni di grande dolore di fronte alla figlia a rischio di vita, per rintracciarne un esempio pubblico in questo momento.
Cosa permette di vivere così? Cos’è che rende possibile questo?
Prendere sul serio questa domanda è l’unica possibilità per noi di passare dal dolore disperato alla certezza della speranza .
Associazione Culturale Don Giuseppe Riggi
3 Ottobre 2009
http://www.antoniosocci.com/