Dal 25 gennaio al 15 marzo, al Museo Regionale di Messina viene ospitata la mostra Rubens vede Caravaggio, "l'adorazione dei pastori" a confronto.
Al centro ci sono due dipinti dallo stesso soggetto, l'adorazione dei pastori, perfettamente contemporanei: uno è di Pieter Paul Rubens, l'altro di Michelangelo Merisi da Caravaggio. Il maestro fiammingo fu in Italia per otto anni, tra il 1600 e il 1608, quando appunto realizzò "L'Adorazione": egli voleva incontrare Caravaggio, il quale tra la fine del 1608 e l'estate del 1609 si trovava a Messina, dove fu dipinta la sua "Adorazione", commissionata dal Senato cittadino e collocata nell'altare maggiore della chiesa di Santa Maria la Concezione dei Padri Cappuccini, in contrada della Verza, che fu distrutta dal terremoto del 1908.
La luce di Caravaggio, anima dei suoi dipinti, è in qualche modo catturata nell' "Adorazione" di Rubens, brilla sul volto della Vergine, riverbera sui volti dei pastori. È, in qualche modo, intensamente "caravaggesca". Ma Caravaggio «è già più lontano». Con la sua "Adorazione" povera, di perfetta semplicità.
La luce di Caravaggio, anima dei suoi dipinti, è in qualche modo catturata nell' "Adorazione" di Rubens, brilla sul volto della Vergine, riverbera sui volti dei pastori. È, in qualche modo, intensamente "caravaggesca". Ma Caravaggio «è già più lontano». Con la sua "Adorazione" povera, di perfetta semplicità.
Stessa scena, stessa ambientazione, stessa ispirazione, stessa ricerca delle luci. Ma le due tele esposte una accanto all'altra al Museo regionale di Messina rendono evidente come il genio di Caravaggio giganteggia sul fiammingo.
“Con una chiarezza che ha bisogno di poche spiegazioni e approfondimenti ulteriori – spiega Sgarbi - Dipinto nello stesso periodo, la Natività di Caravaggio svela a colpo d’occhio tutta la grandezza del maestro Merisi. Quella di Rubens è una Adorazione: gli angeli nell’alto della capanna, Gesù in fasce circondato di luce e che infonde luce alla Madonna ed ai pastori, gli stessi pastori, bardati di vesti lussuose, belli, estatici, come fossero giunti alla capanna consapevoli di partecipare ad un Evento. In Caravaggio, invece, la luce è quella misera che filtra da una finestrella di una miserissima capanna, la Madonna giace in terra, il bimbo in braccio, in ombra, circondato da pastori vecchi, sghembi, mal vestiti. E’ una Natività, non un’Adorazione, Caravaggio non concede niente alla Madonna, la scena è riprodotta, quasi fotografata, in tutta la sua drammaticità e povertà”.
Rubens si impegna, gioca con le luci strisciate, con i chiaroscuri. Caravaggio ormai non si compiace di virtuosismi “caravaggeschi”. Ripensa il Vangelo e rinuncia a ogni artificio con una sconvolgente semplicità. Rubens esibisce una bravura esagerata, trionfante. Caravaggio anticipa miracolosamente la sensibilità dei “vinti” di Malavoglia.
“Con una chiarezza che ha bisogno di poche spiegazioni e approfondimenti ulteriori – spiega Sgarbi - Dipinto nello stesso periodo, la Natività di Caravaggio svela a colpo d’occhio tutta la grandezza del maestro Merisi. Quella di Rubens è una Adorazione: gli angeli nell’alto della capanna, Gesù in fasce circondato di luce e che infonde luce alla Madonna ed ai pastori, gli stessi pastori, bardati di vesti lussuose, belli, estatici, come fossero giunti alla capanna consapevoli di partecipare ad un Evento. In Caravaggio, invece, la luce è quella misera che filtra da una finestrella di una miserissima capanna, la Madonna giace in terra, il bimbo in braccio, in ombra, circondato da pastori vecchi, sghembi, mal vestiti. E’ una Natività, non un’Adorazione, Caravaggio non concede niente alla Madonna, la scena è riprodotta, quasi fotografata, in tutta la sua drammaticità e povertà”.
Rubens si impegna, gioca con le luci strisciate, con i chiaroscuri. Caravaggio ormai non si compiace di virtuosismi “caravaggeschi”. Ripensa il Vangelo e rinuncia a ogni artificio con una sconvolgente semplicità. Rubens esibisce una bravura esagerata, trionfante. Caravaggio anticipa miracolosamente la sensibilità dei “vinti” di Malavoglia.
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