domenica 21 novembre 2010

A proposito di "Vieni via con me"

A distanza di quasi una settimana sono ancora stranito da ciò che ho visto e, soprattutto, sentito nella trasmissione di Fazio e Saviano “Vieni via con me” – titolo che è tutto un programma - in onda lunedì sera su RAITRE.
E questi sarebbero i “campioni” della democrazia, i portabandiera della libertà di parola e di opinione?
Trasmissione a senso unico, il loro, laicista dei più biechi.
Nessun contraddittorio! Hanno pontificato, anche se con un certo sussiego e cercando di strappare la lacrimuccia al telespettatore.
Saviano ha si parlato di mafie, ma per arrivare ad affermare che c’è collusione tra queste/a e un partito politico: se la vedano tra di loro e con i giudici corretti!
Forse avrebbe dovuto parlare della mentalità mafiosa che pervade moltissimi e che consente alle mafie organizzate di prosperare.
Forse dovrebbe abbandonare il suo malcelato livore contro la Chiesa e richiamare ad una educazione, soprattutto dei giovani, che passi dagli oratori di un tempo, magari da riscoprire e riammodernare.
Questa educazione a riscoprire Cristo e la bellezza delle vita vissuta in Lui può scardinare le mafie con l’arma dell’amore, tanto è vero che hanno ammazzato don Puglisi (indifeso…) perché proprio quello faceva e, evidentemente, con successo.
E gli elenchi di valori di Bersani e di Fini? Chissà da dove li hanno presi: forse dalla cultura cristiana, magari senza farci caso, tanto presente nel DNA loro e nostro. Peccato che quei valori sono difficilmente praticabili senza l’Autore: lo mostra la realtà quotidiana, in cui ci dibattiamo, a conferma di quanto Egli stesso dice e, cioè, che “senza di Lui non possiamo fare nulla”.
E poi Englaro a ripetere le sue convinzioni di sempre, senza il benché minimo ripensamento. E la Welby…
Senza contraddittorio…ovviamente!
Comunque mi spiace per Fazio e Saviano e tutti i loro collaboratori, invitati e convitati: non sanno cosa si perdono a rifiutare Cristo e la Sua Chiesa!
Una cosa è certa:
- Sono stufo di tutti questi guru televisivi e mediatici che si ritengono depositari di verità incontestabili.
- Sono stufo di subire il lavaggio del cervello a proposito di eutanasia, di sperimentazioni con cellule staminali embrionali (vedi trasmissione “E se domani” in onda sabato sera su RAI3).
- Sono stufo delle fiction in cui non manca mai l’omosessuale di turno: adesso si baciano pure…
- Sono amaramente stufo di una certa televisione (purtroppo straripante rispetto a quella buona), di fronte alla quale genitori indaffaratissimi e incoscienti piazzano i loro figlioletti-spugna, apparentemente per nulla preoccupati del marciume che si insinua nella loro testolina ancora candida.
Ha detto il Papa ai comunicatori cattolici, ma vale per tutti: "Oggi, ad esempio, nella comunicazione ha un peso sempre maggiore il mondo dell’immagine con lo sviluppo di sempre nuove tecnologie; ma se da una parte tutto ciò comporta indubbi aspetti positivi, dall’altra l’immagine può anche diventare indipendente dal reale, può dare vita ad un mondo virtuale, con varie conseguenze, la prima delle quali è il rischio dell’indifferenza nei confronti del vero. Infatti, le nuove tecnologie, assieme ai progressi che portano, possono rendere interscambiabili il vero e il falso, possono indurre a confondere il reale con il virtuale. Inoltre, la ripresa di un evento, lieto o triste, può essere consumata come spettacolo e non come occasione di riflessione. La ricerca delle vie per un’autentica promozione dell’uomo passa allora in secondo piano, perché l’evento viene presentato principalmente per suscitare emozioni. Questi aspetti suonano come campanello d’allarme: invitano a considerare il pericolo che il virtuale allontani dalla realtà e non stimoli alla ricerca del vero, della verità".
Dopo una “perla” sentita in TV, primo pomeriggio: I figli non sono dei genitori, non sono loro proprietà (mi faccio attento e speranzoso). I figli sono di se stessi (rimango attonito e con il labbro inferiore pendulo).
L’affermazione è di una psicologa “illuminata” (da chi?), che spessissimo si pronuncia in televisione con modi garbati, quasi mistici.
Mi coglie un pensiero: siamo tutti figli o lo siamo stati, dunque siamo “nostri”! E come mai, se sono mio, non riesco ad evitarmi dolori e sofferenze e non riuscirò a non morire?
Signore io lo so che sono Tu che mi fai, ma come lo dico e/o lo testimonio agli altri? Dammi una mano! Grazie!
Enzo Castellaneta

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