In una società sempre più smarrita e confusa, dove il desiderio di felicità innato in ogni uomo si appiattisce mentre crescono l’indifferenza e il cinismo, si gioca la sfida sulla credibilità del cristianesimo. La sfida di ridestare l’umano, di testimoniare la pertinenza della fede con tutte le dimensioni della vita, la sua capacità di rispondere alla domanda di senso che abita nel cuore di ogni persona.
Con questa sfida don Giussani si cimentò a partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso, e 'Il senso religioso' è il libro (tradotto in 19 lingue) che documenta questo percorso. Dopo più di mezzo secolo Julián Carrón, che gli è succeduto alla guida di Comunione e Liberazione, lo ripropone come strumento di educazione alla fede: per tutto il 2011 sarà il testo della 'scuola di comunità', la catechesi popolare proposta a tutti gli aderenti al movimento e realizzata nelle scuole, nelle università, nei luoghi di lavoro e persino in carcere (vedere qui sotto). L’altra sera ne ha presentato i contenuti parlando davanti a 8mila persone che gremivano il Palasharp di Milano, mentre altre 50mila lo seguivano in diretta via satellite collegate con sale dislocate in oltre 180 città italiane: è la prima volta in Italia che un libro viene presentato con questa modalità.
A fianco del tavolo da cui Carrón parla, campeggia un’enorme scritta: «Vivere intensamente il reale». È uno dei leit-motiv di Giussani, che ha sempre scommesso sulla capacità del cristianesimo di permeare ogni aspetto dell’esistenza e di rendere pienamente umana la vita. La fede è capace di ridestare l’io e di mantenerlo nella posizione giusta per affrontare tutta l’esistenza, con le sue prove e la sua problematicità. Il senso religioso – l’aspirazione che muove ciascuno a conoscere il senso delle cose e ad aprirsi a un 'oltre' che la ragione riesce solo a intuire – trova compimento nell’incontro con Cristo e ne viene continuamente alimentato: non ne è soltanto la premessa, ma lo strumento per verificarlo. Soltanto una rivisitazione del senso religioso con gli occhi della fede permette all’uomo di tenere desto il desiderio, di non ridurlo o di non dimenticarlo.
«Il motivo per cui tanti abbandonano il cristianesimo – argomenta – è che non lo trovano umanamente conveniente, e così la mentalità dominante può allargare sempre più la sua influenza, trovando l’uomo sempre più disarmato». La vita può cambiare solo davanti a testimoni credibili, che fanno riscoprire la 'convenienza' dell’esperienza cristiana: è decisiva la categoria dell’incontro, proprio come accadde all’inizio, quando Andrea e Giovanni si imbatterono nell’umanità di Gesù e da quella umanità rimasero indelebilmente segnati. Ma se questa dinamica non si rigenera continuamente, si rischia di cadere nel formalismo, nella ripetitività di gesti e riti, nel sonno di una fede divenuta stanca, nella scontatezza di un’appartenenza religiosa che alla lunga non regge il confronto con il mondo. «Possiamo continuare ad affermare le verità della fede ma non essere protagonisti della storia, poiché in noi non vi è nessuna diversità rilevabile, come ha detto Benedetto XVI: ’Il contributo dei cristiani è decisivo solo se l’intelligenza della fede diventa intelligenza della realtà».
L’emergenza educativa è uno degli aspetti più evidenti della crisi di senso che stiamo attraversando, come testimonia la Chiesa italiana che l’ha messa a tema in questo decennio di attività pastorale. Riguarda i giovani ma anche gli adulti, e rimanda alla necessità di maestri a cui guardare, da cui imparare, a cui alimentarsi. Solo acquisendo una capacità di conoscere la realtà e di giudicarla, le giovani generazioni possono superare lo smarrimento e la confusione e scegliere la strada per il compimento della loro umanità. Nell’incontro col Mistero diventato un fatto umano, carnale, può iniziare il cambiamento. In questa prospettiva, Carrón cita il retore romano Mario Vittorino («Quando ho incontrato Cristo, mi sono scoperto uomo») e sant’Agostino («Chi conosce Te, conosce sé»). La sfida per i cristiani è testimoniare Gesù come qualcosa di contemporaneo, non riducibile a una teoria o a una serie di norme etiche da rispettare, ma come affascinante compagno della vita quotidiana. Per tenere desta questa consapevolezza è necessario un lavoro permanente: è quello proposto per l’appunto dalla scuola di comunità, lo strumento di educazione alla fede proposto da Comunione e liberazione in tutto il mondo. Perché ogni uomo possa «vivere intensamente il reale».
«Avvenire» del 28.01.11
Nessun commento:
Posta un commento