Non lasciamolo solo
"La città vive sotto una cappa massonica", "c'è una forma d'ipocrisia che è tipica della nostra città... che troppo spesso vive di effimero e di apparenza", " i cittadini sono smarriti, non sanno a chi rivolgersi, con chi interloquire per i loro bisogni, non ottengono riposte", "non ci si improvvisa politici, molti invece lo fanno per assicurasi uno stipendio, un posto di lavoro per alcuni anni ...un modus operandi che obbedisce a progetti di classe, di settori, di famiglie, non a un progetto di bene comune, c'è sempre il prevalere di un interesse privato, di qualche famiglia. ", "siamo afflitti dalla degradazione della sessualità, della visione materialistica ed edonista della vita, dell'affievolirsi dell'amore per il focolare domestico, l'atteggiamento troppo permissivo dei genitori, la scarsa incidenza della proposta educativa e formativa, l'indebolirsi dei vincoli familiari".
Sono solo alcuni stralci, tra i più significativi della lunga intervista che Mons. La Piana ha rilasciato alla Gazzetta del Sud, che raccomandiamo sin d'ora di leggere interamente. Sono dichiarazioni forti, forse anche inattese, certamente condivise da molti, innanzitutto da chi vi scrive, che già da queste stesse pagine in qualche maniera, più o meno argutamente, aveva anticipato.
Ma questa volta a dire ciò che l'uomo della strada pensa è stato l'Arcivescovo. E le cose le ha dette chiare, non sono interpretabili, sono fendenti che squarciano, o almeno dovrebbero, squarciare l'aria rarefatta di chi quella cappa vorrebbe mantenere. E dovrebbero far sussultare dalla sua seggiola chi detiene le chiavi della città, il sindaco legittimante eletto, il suo predecessore e il suo avversario, gli onorevoli e i senatori, i dirigenti dei sindacati che ogni giorno scendono in strada con i loro operai che hanno visto chiudere la loro azienda magari per un progetto di speculazione edilizia chissà dove pianificato, i tanti profeti di una città civile che indossano magliette ed inventano slogan a tutela del bene di questa città, i professori universitari che si stracciano le vesti e creano comitati a difesa del loro harem, i presidenti degli Ordini Professionali, gli imprenditori che lamentano scarsità dei servizi, i cittadini, gli studenti che preferiscono andare via anziché elemosinare un posto. Insomma ci saremmo aspettati di non vedere un solo angolo della città non investito, non giudicato, non appassionato dal grido di soccorso del Vescovo. Come quando il Messina è andato in serie A, non si parlava d'altro in città, tutti innamorati e poi traditi, e tutti a parlarne, a rammaricarsi, a decidere cosa farsi. Perché il Messina ci tocca tutti, come si fa a non lasciarsi investire da quell'amore. Un atteggiamento simile ci saremmo attesi ora che La Piana ha squarciato questo velo d'ipocrisia, chi ama questa città, chi desidera essere più felice, chi ha un bisogno di bene, chiunque, vedrai, s'interrogherà, ci chiederemo se è vero e ci risponderemo che lo è, ci muoveremo, ci daremo da fare, ci metteremo insieme e grideremo : "Noi siamo con il vescovo! "
Invece nulla. Hanno reagito solo i presidenti delle due maggiori logge massoniche di questa città (indignati! Sarebbe stato per loro più dignitoso tacere).Poi solo qualche dichiarazione di circostanza (quasi ridicola quella di Buzzanca quando si chiede alcuni chiarimenti su le grandi opere in città -ma chi è il sindaco? - e per il contenuto nel complesso generico da scolaretto di quinta elementare che deve fare il tema sull'argomento), qualcuna più significativa (del Sen. D'Alia a cui non manca nel DNA la capacità oratoria di sapersi distinguere) e poco altro, e per di più veramente raro.
Ecco l'ipocrisia di questa città, dei suoi principali rappresentanti e dei suoi singoli cittadini. Siamo tutti colpevoli di questa ipocrisia. Ci lamentiamo, ci indigniamo, ma nulla facciamo, vogliamo e chiediamo agli altri di fare e noi lì al massimo a guardare. Non sappiamo neanche più domandare. Perché quella di La Piana è una risposta. E' la risposta della Chiesa nella sua più alta persona che la incarna. Ma la risposta è colta se qualcuno ha chiara la domanda. E la domanda è sempre la stessa, è quella che costituisce ogni uomo, è una domanda di realizzazione veramente umana, una domanda di libertà, di bene, di giustizia che solo ancora una volta la Chiesa coglie, perché ne conosce la risposta. Chiudo allora con un'esortazione a chiunque abbia ancora a cuore questo desiderio di verità dentro, di verità che non può non realizzarsi dentro la propria casa, la propria famiglia, la propria città perché altrimenti è un'infinita tristezza. Seguiamo il vescovo, seguiamo l'esempio che ci sta dando non rassegnandosi a una città in cui il dato più evidente è la sua non unità, chiediamoci come farlo e mettiamoci insieme.
Giuseppe Scandura
per leggere l'intervista http://eolienews.blogspot.com/2009/01/mons-calogero-la-piana-festeggia-oggi-i.html
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